In un mondo che fa della frenesia e dello stupore tecnologico il suo credo esistono ancora film capaci di emozionare e far riflettere con la forza della parola e dei silenzi carichi di un sottotesto tutto da scoprire.
Tratto dal romanzo Winter in Sokcho di Elisa Shua Dusapin (pubblicato in Italia da Finis Terrae col titolo di Inverno a Sokcho), Un inverno in Corea di Koya Kamura racconta l’incontro nel gelido inverno coreano tra una giovane donna franco coreana (Bella Kim) e un illustratore francese (Roschdy Zem) appena trasferitosi momentaneamente lì per ritrovare l’ispirazione artistica, e forse anche umana.
Sarà un lento avvicinamento di anime che dialogano attraverso il cibo e i disegni e mettono in gioco appartenenze ed identità, geografiche, culturali e familiari. Lei lavora come cuoca e cameriera nella pensione dove l’uomo soggiorna e sogna di visitare la Francia (c’è di mezzo un padre che non ha mai conosciuto), lui cerca panorami e attimi che gli rivelino una nuova via da percorrere.
E mentre la ventenne Soo Ha studia letteratura e ha un ragazzo bello e un po’ vuoto che lavora come modello e ha promesso di sposarla, Yan Kerrand colleziona segreti e sembra allontanarsi bruscamente dalla giovane che intanto lo spia mentre disegna.
Gesti essenziali e confini da oltrepassare (non a caso Soo Ha accompagna Yan in visita alla zona demilitarizzata, 248 km fra la Corea del Nord e del Sud), scenari sospesi e leggende cittadine, col regista che inserisce sequenze animate di Agnes Patron per visualizzare pensieri ed espressioni.
Tocco delicato, misura e profondità fanno di questo Un inverno in Corea, sceneggiato da Kamura (madre francese e padre giapponese) con la romanziera e con Stephane Li-Cuong, un film baciato dalla grazia (si veda la magnifica sequenza di Soo Ho che sfiora col pennello il vetro appannato dello specchio rivelando la sua immagine riflessa), un’opera rarefatta e metafisica che ci accompagna per mano in un mondo nuovo dove regnano ancora mistero e inattese scoperte.
Coi due che dialogano in francese (anche nel doppiaggio italiano, evviva!) e le lunghe passeggiate intorno al centro urbano a far emergere sogni, ambizioni, insicurezze (lei si vede troppo alta per i canoni di bellezza sudcoreani che mitizzano la chirurgia estetica) e dolori di due personaggi solo apparentemente agli antipodi.
Da non perdere.
In sala dall’ 11 dicembre distribuito da Wanted Cinema