Una vita in frantumi, una vite da coltivare. Uomini e natura si confrontano in Cinque secondi, il nuovo e bel film di Paolo Virzì presentato alla Festa di Roma nella sezione Grand Public.
Dopo lo sbiadito Un altro ferragosto, il regista toscano torna ad ottimi livelli firmando il suo film più sentito ed emozionante dai tempi de La pazza gioia (2016).
Rifugiatosi in solitaria nella campagna toscana, l’avvocato Adriano Sereni (Valerio Mastandrea al suo meglio e al suo quinto film con Virzì) è un uomo scontroso che non accetta nemmeno la vista del tecnico della caldaia col quale interloquisce al telefono.
Trascurato, angosciato e con un mezzo toscano sempre in bocca, l’uomo passa le sue giornate nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi- una vecchia dimora disabitata e in rovina- senza fare nulla e in balia di un passato che crede di dover espiare.
Figurarsi la sua reazione all’arrivo di una chiassosa e festosa comunità di giovani guidati da Matilde (una splendida Galatea Bellugi), la nipotina del Conte Guelfo Guelfi che è nata in quel posto e da bimba lavorava la vigna col nonno mentre bestemmiava a scuola dalle suore.
Occupata abusivamente la villa, ecco quella strampalata combriccola di neo sognatori esperti di agronomia iniziare a curare la campagna e i vigneti abbandonati nel tentativo di farli rinascere a nuova vita. E se tra quel misantropo misterioso e quegli hippie 2.0 si accendesse una scintilla emotiva che trasformasse il tutto in una serena e fruttuosa convivenza esistenziale?
E mentre Adriano messaggia senza risposta ad inizio e fine giornata (i suoi buongiorno amore e buonanotte amore rimangono senza risposta) e una magnifica Valeria Bruni Tedeschi, socia dello studio in versione bionda e tette rifatte (Mi piace condividere la gioia con gli altri…dice a Mastandrea che la tocca in una scena) lo invita a presentarsi all’udienza di un processo che lo riguarda, quella ragazzina strafottente si scopre incinta ma non avverte il compagno (Un padre non serve).
Raccontare di più sarebbe un delitto ma il film di Virzì, che parte in modo respingente e provocatorio come lo stato d’animo del suo protagonista per poi aprirsi alle emozioni e al calore di un’autenticità rara e commovente nella magnifica mezz’ora finale, passa in rassegna rapporti familiari e sensi di colpa, pregiudizi, confessioni e pentimenti in 2 ore dense ed intense.
Con le stagioni che avanzano, i grappoli che maturano, l’uva da pestare (magnifica sequenza con Mastandrea e la Bellugi) e un bagno al mare che è la chiave di tutto.
Dolente, emozionante, autobiografico per vocazione (Mastandrea forse incarna lo stato d’animo del Virzì attuale) e politico, Cinque secondi- scritto dal regista livornese con Francesco Bruni e il fratello Carlo- mette a confronto generazioni e famiglie in un viaggio nelle coscienze e in un’umanità ferita di affilata precisione.
Nel cast anche un’ottima ed inedita Ilaria Spada in versione drammatica e l’avvocatessa Anna Ferraioli Ravel, un misto di goffaggine e determinazione, che dimostra ancora una volta la capacità nella direzione degli attori di Virzì. Da non perdere.
In sala dal 30 ottobre distribuito da Vision