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martedì 14 ottobre 2025
di Claudio Fontanini
Amata
Due donne allo specchio nel film della Amoruso
Aperto da una didascalia (Alla nascita di un bimbo il mondo non è mai preparato) che cita un verso di una lirica di Wislawa Szymborska, la scrittrice polacca premio Nobel per la letteratura nel 1996, Amata di Elisa Amoruso racconta la storia di due donne che si sfiorano senza conoscersi ma che condividono una neonata sospesa e in bilico tra due vite. 

Quella di Nunzia (l’ottima Teca Insolia), universitaria fuorisede diciannovenne, figlia di pescatori siciliani e intenta a godersi uomini e sballi e di Maddalena (una dolente Miriam Leone), quarantenne ingegnere edile sposata con un pianista (Stefano Accorsi) e con tre aborti spontanei alle spalle. 

Cosa succede se la prima si scopre improvvisamente incinta e non desidera avere figli mentre la seconda, che lo ha sempre desiderato e ha deciso di ripiegare sull’adozione, trova un regalo ormai inaspettato? 

Non sono l’originalità e la sorpresa narrativa le qualità migliori di Amata- passato all’ultima Mostra di Venezia alle Giornate degli Autori- che si accontenta di mettere in scena una sorta di melodramma femminile concentrato più sull’effetto che sulle cause del doppio malessere delle due protagoniste allo specchio. 

Opera dolorosa ad andamento lento e ricercatezza autoriale più cercata che trovata (quell’albero inquadrato ripetutamente dalla finestra, gli stormi di uccelli in volo), il film della Amoruso (menzione speciale alla Festa di Roma nel 2013 nella sezione Prospettive per il bel doc Fuoristrada) indaga sulla maternità a  montaggio parallelo tra luci e ombre, con il Battiato di Te lo leggo negli occhi a fare da colonna sonora. 

Un doppio romanzo di formazione (il soggetto è tratto da un caso di cronaca e dall’omonimo romanzo di Ilaria Bernardini, autrice anche della sceneggiatura) che passa in rassegna pianti di nascosto e culle per la vita, crisi nervose e risentimenti di coppia (Hai il potere di sabotare tutto a un passo dall’arrivo, dice Accorsi alla Leone nell’unica scena dove si alzano i toni), scelte che cambiano destini e lacerazioni interiori. 

Tra stanze in affitto a Roma a 200 euro (!), scene allungate (quell’insopportabile pianto insistito del neonato nel sottofinale), pedinamenti e un tono commiseratorio che non giova all’insieme. Molto meglio, nello stesso ambito, l’emozionante Nata per te di Fabio Mollo dall’omonimo libro di Trapanese e Mercadante.             


In sala dal 16 ottobre distribuito da 01 


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