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lunedì 29 settembre 2025
di Claudio Fontanini
Testa o croce?
Una ballata western che sconfina nel magico
Dopo il folgorante Re Granchio, il loro primo lungometraggio di finzione presentato in anteprima a Cannes nel 2021 alla Quinzaine des Réealisateurs, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis alzano il tiro e le ambizioni produttive con Testa o croce?, ballata western che destruttura il genere dall’interno e diventa un potente ritratto al femminile che racconta il passato e guarda all’oggi. 

Da sempre innamorati dei racconti e delle leggende della tradizione contadina e sul meccanismo incompleto e imperfetto dell’oralità che tramanda e dà origine a nuove storie, i due registi italo-americani sperimentano e viaggiano nel tempo, emozionano e stupiscono con la forza di un cinema inusuale e coraggioso per i nostri lidi. 

Ed eccoci trasportati, dopo i bellissimi titoli di testa in bianco e nero e in formato 4:3, agli inizi del ‘900 e al Wild West show, lo spettacolo itinerante che il leggendario Buffalo Bill Cody (sullo schermo un istrionico John C.Really) trasporta vicino Roma per vendere il mito della frontiera a colpi di fucile a salve e spettacoli di cowboy (Ogni grande nazione è nata con la violenza…). 

Complice una gara di doma, sulla quale hanno scommesso in molti, ecco Santino (un magnetico Alessandro Borghi in versione anti macho) il buttero italiano che ha vinto a sorpresa la sfida con gli americani, costretto alla fuga con Rosa (la magnifica Nadia Tereszkiewicz, franco-finlandese con origini polacche già ammirata in Forever young - Les amandiers della Tedeschi e in Mon crime di Ozon che qui parla in un ammaliante italiano), la giovane e bella moglie del signorotto locale che ha appena ucciso con la pistola materna e che sogna l’America per una nuova vita. 

E sì perché il destino di una donna non può essere solo quello di suora, puttana o sposa e allora quella caccia all’uomo (su Santino, che è creduto da tutti l’uccisore c’è una taglia promessa dal suocero di 1000 scudi d’oro) si trasforma a poco a poco in un viaggio che cambia rotta: dalla Terra promessa ad una nuova consapevolezza di se stessi. 

Diviso in quattro capitoli e passato nella sezione Un Certain regard all’ultimo Festival di Cannes, Testa o croce? (il titolo non si riferisce solo al lancio di una moneta…) miscela sapientemente formati (oltre al 4:3 iniziale ci sono il 35 mm, il super 16 e il digitale) e note (musiche originali di Vittorio Giampietro e spazio a stornelli, ballate, tamburi rutilanti, sensuali chitarre e flauti minacciosi) in un tripudio visivo e sonoro che fotografa alla perfezione un’epoca per poi trascendere nel magico della parte conclusiva (rivelare di più sarebbe un affronto). 

Col paesaggio (la palude pontina e la Maremma) che si fa personaggio tra confessioni davanti al fuoco e una nuova ferrovia in costruzione, rivoltosi guidati da un esule argentino (che farà di Santino il nuovo eroe della rivoluzione), compagni di carcere ambigui ed opportunisti (lo Zecchino di Gabriele Silli, già protagonista di Re Granchio), ordine e nuove leggi italiane. 

E una domanda che aleggia (E’ onorevole vincere col sangue?) che ci riporta di colpo ai giorni nostri mentre quella piccola donna, che omaggia la Claudia Cardinale di C’era un volta il West, viaggia verso nuovi orizzonti in sella a un cavallo bianco.        

In sala dal 2 ottobre distribuito da 01 


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