Da sempre attento al paesaggio umano degli stati d’animo e alle trasformazioni interiori dei suoi personaggi, Stefano Chiantini continua il suo personale viaggio nel pianeta uomo con questo Come gocce d’acqua, passato nella sezione Grand Public all’ultima Festa del cinema di Roma col titolo di Supereroi.
Parla di riabilitazioni, fisiche ed emotive, il nuovo film del regista di L’amore non basta, Il ritorno e Una madre, con un padre (Edoardo Pesce) e una figlia (l’esordiente e convincente Sara Silvestro) alle prese con l’improvvisa malattia del primo.
Nuotatrice provetta in procinto di partecipare ai campionati italiani, Jenny vive nel pensionato atleti, lontana dalla madre (Barbara Chichiarelli), cassiera di un supermercato che vive con un altro uomo dopo l’abbandono del marito camionista per un’altra donna avvenuto molti anni prima.
Costretta a frequentare quel padre ruvido e silenzioso una tantum (Dedico la vittoria a me stessa dice dopo una gara vittoriosa col padre di fronte che la sente), quella ventenne che vive solo in piscina sarà spinta ad occuparsi di lui dopo un bagno al mare finito con un aneurisma cerebrale.
Con la ex moglie che lo affida ad un badante, il certificato d’invalidità permanente da ottenere e i sensi di colpa che aumentano, sarà proprio Jenny a mettere a rischio promettente carriera agonistica e sentimenti per intraprendere un percorso di cura amorevole verso quell’uomo che forse non è quello che sembra.
T’imboccavo io e ora tocca a te…esclama Alvaro alla figlia che intanto (ri)conosce il dolore e affianca il padre in quella via crucis emotiva. Mentre quel camion abbandonato sulla strada davanti alla spiaggia e in vendita simboleggia un passato che non potrà mai tornare e un presente di sofferenza.
Doloroso e intimo, ben interpretato e allentato da un’ironia romanesca che Pesce propina a giuste dosi (Proprio dal cinese dovevate ordinare..dice Alvaro incapace di tenere in mano le bacchette), Come gocce d’acqua non brilla certo in originalità ma attraverso verità nascoste filma un percorso di crescita che resta confinato e concentrato sui due protagonisti.
Il resto è contorno con qualche domanda irrisolta (Perché la ragazza non si confessa mai con un’amica e tiene nascosta la condizione del padre come fosse un peccato?) e figurine irrisolte (l’allenatore, il ragazzo ritrovato della casa al mare) che non riescono ad aprire gli orizzonti di un film che fa di sguardi e silenzi la sua rotta.
In sala dal 5 giugno distribuito da Bim