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martedì 27 maggio 2025
di Claudio Fontanini
SCOMODE VERITA’
Dolore trasformato in rabbia nel nuovo film di Mike Leigh
Irascibile, depressa, allergica alla gente che ride e convinta che sia odiata da tutti, Pansy (una superlativa Marianne Jean-Baptiste) casalinga sessantenne che trascorre le sue giornate a letto o ad insultare chiunque incontri per strada ha un solo desiderio (Voglio solo che tutto si fermi). Il nuovo film di Mike Leigh è il manifesto di ciò che si nasconde dietro la corazza della sopravvivenza
Irascibile, depressa, allergica alla gente che ride (Non la sopporto) e convinta che sia odiata da tutti, Pansy (una superlativa Marianne Jean-Baptiste)  casalinga sessantenne che trascorre le sue giornate a letto o ad insultare chiunque incontri per strada ha un solo desiderio (Voglio solo che tutto si fermi). 

Sposata con un idraulico remissivo (David Webber) che sopporta in silenzio il suo stato d’animo e con un figlio 22enne (Tuwaine Barrett) sovrappeso che sfoga la sua situazione familiare col cibo e con le cuffiette incollate alle orecchie, la protagonista del nuovo film di Mike Leigh è il manifesto di ciò che si nasconde dietro la corazza della sopravvivenza

Intimo, angosciante e universale, Scomode verità riporta l’82enne regista britannico ai temi e ai tempi di Segreti e bugie, Palma d’oro a Cannes nel 1996. Un cinema che indaga sulla natura umana con la macchina da presa che incide sulla carne e l’anima dei protagonisti come una lastra radiografica. 

Coi corpi e gli sguardi che dicono più delle parole, quel male di vivere che affiora ad ogni fotogramma e Pansy che ha trasformato nel tempo (Non si compra e non si vende ricorda il collega del marito) il dolore in rabbia e la mancanza di amore in astio collettivo. 

Dietro c’è la morte della madre (Non ti capisco ma ti voglio bene le dice nella bellissima la sequenza al cimitero la sorella minore Chantelle interpretata da Michele Austin) e un passato che l’ha fatta diventare adulta troppo presto mentre il presente si riduce a rimpianto esistenziale e impossibili cambiamenti. 

Tra liti al parcheggio e feste della mamma, volpi in giardino e finestre chiuse sul mondo, furie verbali emotive (i primi 20’ sono un continuo insulto a tutto e tutti della donna) e scandagli psicologici, Scomode verità trasuda dolore e realismo in 97’ di grande forza emotiva che spesso implodono in sentimenti impossibili da esprimere (si veda il commovente sguardo finale tra marito e moglie). 

Perché la possibilità di rinascere nasce dal bisogno di condividere e allora guardarsi e non vedersi, forse per la prima volta, può significare un nuovo inizio. E la magnifica prova della Jean-Baptiste, già candidata agli Oscar nel ’97 come  miglior attrice non protagonista per Segreti e bugie, avrebbe meritato la nomination.      

 
 


In sala dal 29 maggio distribuito da Lucky Red     


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