Il mondo sta cambiando, la verità sta scomparendo e la guerra sta arrivando. Analogico contro digitale, umano contro artificiale. In Mission:Impossible- The final reckoning, Tom Cruise incarna sul suo corpo d’attore tutto il peso della vecchia tradizione dell’eroe hollywoodiano in un cinema di atletismo estremo e voglia di sconfiggere il futuro nefasto.
A 29 anni (la data del debutto della saga, il 22/05/1996 è richiamata all’interno di un biglietto nel film) e 7 capitoli dopo il primo Mission Impossible diretto da Brian De Palma, Ethan Hunt deve scongiurare la fine dell’umanità e la catastrofe nucleare combattendo contro l’Entità, una potentissima IA senziente che si è infiltrata attraverso moltitudini di fanatici persino in ambienti politici e militari.
C’è da recuperare un codice sorgente originale in giro per il pianeta mentre il cattivone di turno (lo sbiadito Esai Morales) tenta a sua volta d’impadronirsene seguendo le tracce di Hunt.
Ecco così l’uomo migliore per i momenti peggiori alle prese con agenti segreti digitali e capsule di cianuro da sciogliere in bocca, centrali dell’Apocalisse da disinnescare, recuperi di dispositivi tecnologici sepolti nelle carcasse di un sottomarino russo adagiato nelle glaciali profondità del mare di Bering (la sequenza claustrofobica e più spettacolare del film che vale il prezzo del biglietto) e acrobazie aeree al comando di un biplano (e attaccato alla sua ala) nei cieli del Sudafrica (la sospensione dell’incredulità è un eufemismo).
Con inserti dei precedenti capitoli a tenere unite le fila, spiegoni allungati e una macchinosità generale che appesantisce la durata monstre (2h50’) e rende questa resa dei conti opaca e prevedibile.
Mentre Hunt ha tre giorni per salvare il mondo (E’ possibile sacrificare 100 milioni di vite salvandone 7 miliardi? si chiede il Presidente donna degli Usa, Angela Bassett), la sua squadra perde qualche pezzo e ritrova ex nemici passati dalla sua parte e quel Signore delle menzogne sta per dare scacco matto all’umanità. Ma forse in fondo è tutta una questione di tempismo e di battito di ciglia.
Diretto da Christopher McQuarrie (qui al suo quarto capitolo), costato 400 milioni di dollari, presentato fuori concorso pochi giorni fa al Festival di Cannes e concettualmente antitecnologico (Nessuno si salva dal flagello delle password dice l’agente Luther), Mission:Impossible- The final reckoning sacrifica i tradizionali doppi e tripli giochi che avevano caratterizzato la serie per un innocuo action movie che vive sul fisico scolpito del 62enne Tom Cruise.
Faccia di gomma (letteralmente, nella scena di volo), muscoli per l’umanità e sempre più apparentato ai supereroi della Marvel per prove disumane sostenute. Troppo poco per la conclusione della saga
E quel pistolotto i sottofinale, con la voce off che inneggia a fiducia e gentilezza reciproca verso una luce che non possiamo vedere è davvero troppo.
In sala dal 22 maggio distribuito da Eagle Pictures