Un film ha ancora il potere di cambiare la vita, o almeno provare a farlo, di chi lo guarda? Assistendo all’anteprima stampa per le scuole di 40 secondi, il nuovo e magnifico film di Vincenzo Alfieri che ricostruisce i tragici fatti del 6 settembre 2020 in cui perse la vita a Colleferro il 21enne Willy Monteiro Duarte la risposta è sì.
Telefoni spenti per due ore, concentrazione assoluta, sguardi e problematiche comuni riflesse nello specchio del grande schermo e dolorosa presa di coscienza finale per una vera e propria lezione di vita che varrà, per quei 500 liceali presenti, più di 100 pagine imparate a memoria sui banchi.
E’ il potere dell’arte, di un cinema capace di trasfigurare la realtà e non renderla mero fatto di cronaca nera, per investigare stati d’animo e quella banalità del male con la quale ci troviamo a convivere in ogni istante del nostro tempo malato.
Premio speciale della giuria al cast (ma avrebbe meritato quello di miglior film in concorso) all’ultima Festa del Cinema di Roma, scritto da Alfieri con Giuseppe G.Stasi e tratto dall’omonimo libro d’inchiesta di Federica Angeli, 40 secondi (il titolo si riferisce al tempo occorso ai due fratelli autori del pestaggio a morte di Willy di scendere dall’auto, uccidere il giovane di origini capoverdiane e ripartire in fuga) è un pugno nello stomaco dello spettatore, un film che non fa sconti a nessuno e che, paradossalmente, relega Willy (il notevole Justin De Vivo scelto con lo street casting) solo nell’ultima parte che gli concede persino un bellissimo finale di speranza a morte avvenuta.
Diviso in quattro capitoli che si occupano nominalmente dei componenti del branco e di cosa lo circonda, 40 secondi vive di primi e primissimi piani, dettagli decisivi e violenza mai esibita ma costante e minacciosa. Un cortocircuito emotivo di vite a testa in giù e dinamiche familiari che minano alla base la possibilità di essere diversi.
Con Alfieri, qui al suo miglior film, che rappresenta e non giudica, evoca (Qui o ti sposi o ti droghi recita un graffito in piazza) e focalizza il tutto da più punti di vista che convergono in quella maledetta notte.
C’è chi si trucca per sembrare diverso (il magnifico Francesco Gheghi appena lasciato dalla fidanzata che è incapace di riconquistare) e chi rifiuta le logiche maschiliste di un paese che ormai le sta stretto e sogna la Sorbona (Qua non devi avere paura di morire, sei già morto dice la straordinaria Beatrice Puccilli), chi lavora in un cantiere e aspetta lo sballo serale per esistere (Non permettere mai a nessuno di dire che non sei nessuno dice Enrico Borrello, scagnozzo dei gemelli al suo amico timido).
E poi loro, i due assassini (i terrificanti Giordano Giansanti e Luca Petrini, pugili nella vita e per la prima volta sullo schermo) che comandano, minacciano, spacciano e sfogano la rabbia repressa tra arti marziali miste e spedizioni punitive.
Tra pecore uccise coi guantoni e dinamiche sociali, tatuaggi ed etichette (La qualità non è mai casuale dice a uno dei gemelli, fidanzato della figlia, il prof. di filosofia magistralmente interpretato da Sergio Rubini in una delle sequenze più belle del film), repressione post lockdown e un bivio ideologico tra pensare ed eseguire (Maurizio Lombardi, in un paio di sequenze decisive, è il rinomato chef nel cui ristorante lavora Willy) che traccia nuove strade da percorrere.
Mentre un maresciallo dei carabinieri che sembra più un padre ferito che un tutore dell’ordine (il sempre toccante e umanissimo Francesco Di Leva) scopre proprio sotto casa sua il corpo di quel ragazzo pestato a morte.
Implacabile e necessario, crudo, spietato e coraggioso, 40 secondi, una sorta di Odio italico tenendo a mente il film del ’95 di Kassovitz, è un’opera civile che invita a non voltarsi dall’altra parte e a mettersi in gioco nel tentativo di difendere ciò che resta dell’umanità.
Destinato soprattutto ai giovani, ci si augura che il film, prodotto da Roberto Proia (lo stesso de Il ragazzo dai pantaloni rosa), faccia lo stesso percorso. Nelle scuole e al botteghino.
In sala dal 19 novembre settembre distribuito da Eagle Pictures