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venerdì 7 novembre 2025
di Claudio Fontanini
Il ritorno di Ricciardi
Dal 10 novembre su RaiUno la terza stagione della serie tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni con Lino Guanciale protagonista. E stavolta il Commissario s’innamora e si apre al mondo
Ricciolo curato in testa, stretto nel suo solito impermeabile che gli fa da corazza, laconico e col suo dono che sa di maledizione (vede, letteralmente, i fantasmi dei morti assassinati che gli confidano pensieri rivelatori). Torna in prima serata su RaiUno, dal 10 novembre, Il commissario Ricciardi al quale dà ancora una volta anima e corpo un bravissimo Lino Guanciale

Giunte alla terza stagione (e con la quarta che sembra scontata), le nuove avventure tratte dai romanzi di Maurizio de Giovanni vedono Ricciardi nella Napoli del ’33 impegnato tra il suo amore non più nascosto per la giovane  e bella dirimpettaia Enrica (Maria Vera Ratti), il regime fascista sempre più stringente attorno a lui e un omicida seriale da stanare molti decenni prima che l’idea stessa di serial killer appaia nei manuali di criminologia. 

Attorniato dal fedele brigadiere Maione (Antonio Milo) tormentato dalla perdita del figlio e in bilico tra sete di vendetta, sentimenti di odio e bisogno di perdonare e dal dottor Modo (Enrico Ianniello) alle prese col figlio di Lina, l’amata prostituta drammaticamente uccisa nella serie precedente, Ricciardi dovrà fare i conti anche la splendida Livia (Serena Iansiti) divenuta una spia fascista per salvarlo e la contessa Bianca Palmieri di Roccaspina (Fiorenza D’Antonio), la donna più bella della città alla quale Ricciardi ha rinunciato per Enrica

Completano il quadro delle quattro puntate dirette da Gianpiero Tescari (Per mano mia, I vivi e i morti, Il purgatorio dell’angelo- in collaborazione con Alessandro Scuderi- e Il pianto dell’alba) Bambinella (il magnifico Adriano Falivene), la prostituta confidente di Maione, Nelide (Veronica D’Elia), la giovane cilentana che governa la casa del Commisario e Lucia, la sensibile consorte di Maione alla quale dà calore e spessore un’intensa Fabrizia Sacchi.


Finalmente in questa stagione sorrido e rido confida Guanciale in conferenza stampa Ricciardi si apre verso il mondo esterno e capisce che anche lui può essere felice. E l’amore è il grimaldello per una condivisione non prevista, un’esperienza fuori controllo che lo riporta all’infanzia, come si era intuito nel finale di puntata della seconda stagione dove ferito chiedeva il permesso al padre di Enrica di frequentarla

Interpretare il Ricciardi delle prime due stagioni è stato bello e faticoso continua l’attore abruzzese che ha finito di girare Scuola di seduzione, il nuovo film di Carlo Verdone e che vedremo presto in altre due fiction Rai. Bisognava tenerlo a briglia corta per restare fedeli allo spirito letterario originale. Qui invece lo ritroviamo nudo nel suo imbarazzo da adolescente. Si chiude un cerchio e riscopre la possibilità di essere felice.

Serie di affetti più che effetti speciali, quella del Commissario Riccardi va in meritoria controtendenza in tempi dove a forza di voler stupire si finisce per saturare occhi e anime. Qui lo stile è classico, i dialoghi estesi, le sequenze allungate e la recitazione punta sulla forza dei silenzi. 

E’ vero – conferma Guanciale- questa è una serie atipica con un protagonista introverso e imperscrutabile che non ha nulla a che vedere con quelli carismatici. Ricciardi si misura con una condizione limite della quale solo lui e lo spettatore ne sono a conoscenza, almeno fino quando non deciderà di confessare il suon segreto ad altri

In questa serie lo stile è una firma e lo script (firmato da De Giovanni, Salvatore Basile,Viola Rispoli e Angelo Petrella) non rinuncia alla forza letteraria e all’allusività. Bisogna fare i complimenti alla Rai che ha creduto nel progetto e che con Ricciardi ha colmato un vuoto


Infine Guanciale detta con passione la sua ricetta per la resistenza al fascismo di ieri, oggi e domani. 

Bisogna citare il più bel libro sulla resistenza all’autocrazia: La peste di  Camus. Il motto del suo protagonista, il Dott Rieux, uno che per molti aspetti somiglia al mio Ricciardi, è quello di far bene il proprio lavoro anche in tempi bui e di non recedere dall’ideale di giustizia. Mi sembra un lascito importante da tramandare, anche e soprattutto alle nuove generazioni
      
 
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