L’amore è quel delicato processo attraverso il quale ti accompagno all’incontro con te stesso. Aperto da questa bellissima citazione programmatica di Antoine de Saint-Exupèry, Io e Spotty di Cosimo Gomez è un piccolo film di anime fragili alla ricerca dell’anima gemella.
Si comincia con un attacco di panico che colpisce Eva (la magnifica Michela De Rossi), studentessa 25enne fuori sede e in ritardo con gli esami (ma la madre che la finanzia, Paola Minaccioni, non lo sa) e con la vita.
Insoddisfatta di flirt occasionali e lavoretti occasionali, quella ragazza fuori dal coro- che divide l’appartamento bolognese con la cugina cantante lirica- decide di accettare uno strano impiego da dog sitter.
E si perché nei panni di Spotty, il cane meticcio che dovrà accudire per qualche ora al giorno, c’è un 27enne introverso e incapace di relazionarsi col mondo.
Lead-animator presso una società che produce cartoon per bambini, Matteo (il Filippo Scotti di E’ stata la mano di Dio) indossando quella tuta di pelo esorcizza il malessere che lo divora. E provando in quel gioco infantile un senso di libertà che lo allontana dall’ordinarietà soffocante. Improbabile? Surreale? Tutt’altro.
Col film di Gomez (all’opera seconda cinque anni dopo Brutti e cattivi) che trae spunto da un documentario inglese sugli human pups (solo in UK se ne contano 10.000 e c’è chi ha pagato 15.000 $ per un costume da collie) e punta forte su un realismo capace di distillare emozioni autentiche e sguardi che aprono e avvicinano mondi inesplorati.
Presentato in concorso al 68mo Taormina Film Fest e vincitore del premio della giuria popolare, Io e Spotty è un invito alla creatività e al sentire comune, un inno alla vicinanza spirituale che i tempi di distanziamento sociale (la forma espressiva più brutta del secolo) hanno soltanto acuito.
Originale e mai retorico, stralunato e commovente, il nuovo film di Gomez- prodotto da Carlo Macchitella, Manetti bros e Pier Giorgio Bellocchio- ha il coraggio di mettere in mostra la diversità nella quale follia fa rima con pietà e consapevolezza di se stessi. Perché vivere in un altro mondo è ancora possibile. Magari sfilandosi definitivamente un costume per scoprirsi uguali e meno soli.
In sala dal 7 luglio distribuito da Adler Entertainment