Storia d’Italia, storie di uomini, donne e fantasmi. Come l’Aldo Moro vivo e all’ospedale che apre questo monumentale Esterno notte e si raccorda con quello immaginato e a passeggio in un alba mattutina liberato dalle BR in Buongiorno,notte.
Appena presentata al Festival di Cannes nella sezione Première la prima serie televisiva di Marco Bellocchio (anche film in sala diviso in due parti) è una via crucis laica di un uomo che ‘doveva morire’ nell’ottica degli interessi di partiti e strategie occulte.
Nella politica del ’78 (per la prima volta in un paese occidentale si teorizzava l’insediamento di un governo sostenuto dal PCI in alleanza con la DC) e nella mente degli italiani. Controcampo ideale del magnifico film del ’93 questo Esterno notte mette in scena in 5h30’ complessive i 55 giorni che sconvolsero l’Italia (dal rapimento di via Fani del 16 marzo al ritrovamento del cadavere nella Renault 4 rossa del 9 maggio) e che cambiarono per sempre prospettive e destino di un paese condannato a non cambiare mai.
Con Bellocchio- a 82 anni ancora l’autore più giovane, libero e coraggioso del nostro cinema- che punta l’obiettivo più sul privato che sul politico, sulle ragioni e le emozioni individuali di tutti i protagonisti di quei drammatici giorni e che agirono fuori dalla prigione dell’allora Presidente della DC (sullo schermo un memorabile Fabrizio Gifuni mimetico e pacato).
Ed ecco in 6 capitoli reso a meraviglia il clima di un’epoca e di una famiglia (nei panni di Eleonora, la moglie di Moro, una sensazionale e austera Margherita Buy); quello dei brigatisti (Daniela Marra è Adriana Faranda e Gabriel Montesi, Valerio Morucci) e dei compagni di partito e di governo (Fausto Russo Alesi è un Cossiga bipolare, Fabrizio Contri è Giulio Andreotti e Gigio Alberti veste i panni di Zaccagnini) e di un Paolo VI malato (un quintessenziale Toni Servillo avvolto dal cilicio) disposto a tutto pur di salvare l’amico.
Dettagliato ed avvincente (script di Bellocchio con Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino), attuale e destinato soprattutto alle nuove generazioni (con buona pace di Maria Fida Moro, la figlia dello statista, che ha recentemente scritto una lettera aperta ad un giornale parlando di tortura e non di arte), Esterno notte scuote coscienze e rivendica ruoli attraverso un cast da premiare in blocco (da segnalare anche il Monsignor Curioni di Paolo Pierobon) e una regia che scavalca la fredda cronaca facendo delle immagini una lezione di cinema e civiltà.
Con le immagini di repertorio dei funerali di Stato in Laterano e in assenza della salma (La famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio, sulla vita e la morte di Moro giudicherà al storia scrisse Eleonora) a rappresentare l’orrore del potere in maschera.
Tra azioni nell’ombra e personaggi ambigui (il consulente americano), telefoni sotto controllo (anche quello del Papa) e trattative pubbliche e private (Salvare Moro e preservare l’integrità del Paese non è possibile dice Cossiga); ordini che non si discutono, rivoluzionari disillusi (Tu pensi che noi vinceremo? Siamo eroi perdenti… dice Morucci alla Faranda), perizie (Moro è pazzo titolavano i giornali commentando le lettere dalla prigionia) e bandiere attorcigliate (splendida metafora di un paese in caduta libera) la serie di Bellocchio (la prima e l’ultima ha detto il regista) è una splendida operazione produttiva che ricorda, nei modi di fruizione e nella premiere a Cannes, quella di Marco Tullio Giordana con La meglio gioventù.
Opere destinate a rimanere nel tempo e a raccordare generazioni di spettatori interessati a ciò che li circonda. Non di soli supereroi si vive. Anche oggi. Più che mai. Da non perdere.
In sala dal 18 maggio distribuito da Lucky Red (la seconda parte dal 9 giugno)