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lunedì 15 novembre 2021
di Claudio Fontanini
LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO
Il bel film del norvegese Trier premiato a Cannes per la miglior attrice
Julie (la strepitosa Renate Reinsve, premiata a Cannes come miglior attrice) ha 30 anni, due amori ed è ancora in cerca del proprio posto nel mondo. Indecisa tra nozioni e vita, anima e corpo, la stravagante e controversa protagonista de La persona peggiore del mondo del norvegese Joachin Trier è l’emblema generazionale
Julie (la strepitosa Renate Reinsve, premiata a Cannes come miglior attrice) ha 30 anni, due amori ed è ancora in cerca del proprio posto nel mondo. Indecisa tra nozioni e vita, anima e corpo, la stravagante e controversa protagonista de La persona peggiore del mondo del norvegese Joachin Trier è l’emblema generazionale di chi vive costantemente in attesa di un qualcosa che possa finalmente scuotere passioni ed esistenza. 

Lei intanto convive con un disegnatore di fumetti underground più grande di lei di 14 anni (l’ottimo Anders Danielsen Lie) che vorrebbe metterla incinta (Non ho l’istinto materno…) mentre flirta con uno sconosciuto (Herbert Nordrum) incontrato per caso ad una festa alla quale si era imbucata di nascosto (scena irresistibile coi due che si annusano, letteralmente, trovando un’immediata e inaspettata intimità). 

Diviso in 12 capitoli incorniciati da prologo ed epilogo, il film di Trier, scritto dal regista con Eskil Vogt e grande accoglienza a Cannes 74, è una commedia romantica che parte scoppiettante come un Allen nordico per poi trasformarsi in una dolorosa presa di coscienza affettiva e sociale (Mi sento una spettatrice della vita). 

Ed ecco genitori assenti e improbabili tavolate (con Julie che in una di questa disserta di sperma e ciclo mestruale), albe in solitaria su Oslo in cerca di ispirazione e sesso orale all’epoca del Meetoo, viaggi nelle Highlands finlandesi e funghi allucinogeni, conversazioni immaginarie e fughe d’amore mentre il mondo intorno si ferma in soggettiva. 

Un film sull’essere o dover essere che mette in scena pentimenti tardivi e un amaro bilancio esistenziale che rievoca la cultura passata, un’arte fatta di oggetti da poter ancora toccare e la consapevolezza che forse conoscenza e ricordi non possono più bastare a sopravvivere se non condivisi. E l’ultima professione di Julie nel bellissimo finale illumina un mondo costretto allo schermo di un computer a ritoccare vite ed emozioni. Nel nome di una passività che ha ucciso ogni forma di passione. 

Con Trier (Segreti di famiglia, Thelma) che tra destini da cambiare e compromessi da accettare ha la capacità di sterzare con originalità su un genere visto mille volte al cinema ma che qui acquista spessore e profondità attraverso un’inquietudine di fondo che rivela il lato oscuro dei sogni ad occhi aperti

Due  candidature agli Efa- gli Oscar del cinema europeo che verranno assegnati il prossimo 11 dicembre a Berlino- per attrice e sceneggiatura.     

In sala dal 18 novembre distribuito da Teodora    


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http://www.teodorafilm.com

 
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