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lunedì 18 ottobre 2021
di Claudio Fontanini
FRANCE
Una grande Léa Seydoux nel nuovo film di Dumont presentato a Cannes
Tutto finto, tutto vero. In un mondo dove il meglio è il peggio e la realtà è distorta nel nome della nuova ottica digitale, la giornalista France De Meurs (una grande Léa Seydoux) è la regina incontrastata di un network televisivo parigino che trasmette 24 ore al giorno. France di Bruno Dumont mette in scena icone di fango e un ego smisurato
Tutto finto, tutto vero. In un mondo dove il meglio è il peggio e la realtà è distorta nel nome della nuova ottica digitale, la giornalista France De Meurs (una grande Léa Seydoux) è la regina incontrastata di un network televisivo parigino che trasmette 24 ore al giorno. 

Si comincia con una conferenza stampa tutta sorrisi e ammiccamenti col presidente Macron e si finisce nelle zone di guerra mediorientali dove tutto diventa set e anche i guerriglieri la fanno da comparse. In mezzo una vera e propria via crucis personale, con quella brillante e magnetica narcisista che dopo aver investito accidentalmente un uomo in motorino prova (non è detto ci riesca…) a dare un nuovo senso alla sua vita tutta lustrini ed apparenza

Sposata con uno scrittore in crisi (Benjamin Biolay) castrato dalla sua popolarità e con un piccolo figlio che non capisce, France è portatrice sana di quello squallore morale che popola il circo mediatico del nostro tempo malato

Tra pianti in diretta che rendono umani e un nuovo ordine socio-politico da rappresentare, sedute psicologiche (Voglio essere trasparente ed anonima) e politica dello spettacolo (Elettori e telespettatori? Non c’è differenza, io e lei andiamo a caccia di ascolti e voti le confessa un intervistato), canti medievali sull’apocalisse e tradimenti che sanno di scoop, il nuovo film di Bruno Dumont- passato in concorso all’ultimo Festival di Cannes- mette in scena icone di fango e un ego smisurato costretto a rifugiarsi in un rehab sulle Alpi prima dell’approdo finale ad una Natura mistica che fa rima con infinito. 

Opera sull’alienazione mediatica superficiale e contraddittoria (specie l’ultimo discorso di France su etica e morale) France fa della forma la sua sostanza specchiandosi nel vuoto pneumatico della protagonista e del suo mondo. Affilato e grottesco, il film di Dumont è una vera e propria fiera delle vanità che illumina le nostre coscienze e invita alla riflessione. 

Perché se il reale è diventato un mondo parallelo e il modo in cui un evento viene rappresentato conta più dell’evento stesso, il vero colpevole non può essere soltanto il mostro delle campagne del Nord sbattuto davanti alla telecamera nella rievocazione della moglie inconsapevole  nel sottofinale ma forse chi quel mostro lo ha creato e alimentato.          

   
In sala dal 21 ottobre distribuito da Academy Two  


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