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venerdì 1 dicembre 2017
Claudio Fontanini
SUBURBICON
Omicidi, razzismo e risate nel noir di Clooney tratto da una sceneggiatura dei Coen
Irresistibile noir antirazziale, il nuovo film di George Clooney, tratto da una sceneggiatura dei Coen degli anni ’80 e presentato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia, mette alla berlina l’ipocrisia a stelle e strisce nascondendo la ferocia e l’irrisolutezza dei suoi personaggi dietro l’apparente eleganza formale di una comunità senz’anima
Villette a schiera con garage e giardino, l’emergente middle class americana in un’oasi idilliaca, un quartiere residenziale per soli bianchi dove ordine e pulizia non fanno rima con bontà d’animo. Benvenuti a Suburbicon, specchio ideale di un gioioso sobborgo californiano degli anni ’50 dove l’arrivo della prima famiglia afroamericana scatenerà l’inferno. 
Irresistibile noir antirazziale, il nuovo film di George Clooney, tratto da una sceneggiatura dei Coen degli anni ’80 e presentato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia, mette alla berlina l’ipocrisia a stelle e strisce nascondendo la ferocia e l’irrisolutezza dei suoi personaggi dietro l’apparente eleganza formale di una comunità senz’anima. 

Quella che possiede invece un timido ragazzino di 11 anni, Nicky (l’esordiente Noah Jupe) che diventerà l’ago della bilancia di una storia di ricatti e malaffari, tradimenti e omicidi in serie. Figlio di Gardner (Matt Damon), vice presidente finanziario di una società d’affari e di Rose (Julianna Moore) costretta sulla sedia a rotelle dopo un incidente automobilistico, sarà testimone e vittima con tutta la famiglia (in casa c’è anche Margaret, la sorella di Rose, sempre interpretata dalla Moore) del sequestro e dell’omicidio della madre che non regge alle inalazioni di cloroformio. 
Comincia da qui un’indagine di polizia e non solo (c’è anche Oscar Isaac nei panni di un sospettoso assicuratore che fiuta l’inganno) che scoperchierà gli altarini di una famiglia modello costretta dagli eventi a prendere decisioni sbagliate in serie. 

Ed ecco uno strozzino morto, due delinquenti che reclamano la loro parte (Glenn Fleshler e Alex Hassell), una richiesta d’indennizzo dai tempi sospetti, una parrucca bionda per credersi un’altra, lo zio buono del ragazzino (lo strepitoso Gary Basaraba) che farebbe di tutto (anche uccidere…) per quel nipote prediletto e una serie di imprevedibili coincidenze che rendono questo Suburbicon un concentrato di trovate e paradossi. 
Con quel capofamiglia imbolsito e apparentemente impassibile che finisce a pedalare su una bici per bambini con un paio di occhiali spaccati sulla faccia.

E intanto, mentre nel quartiere si costruiscono staccionate per coprire l’orrore della vista dei neri e l’intera comunità bianca assalta la casa dei nuovi arrivati, due bambini di razze diverse si scambiano una palla da baseball riuscendo finalmente a darsi la mano in un film dove tutti guardano nella direzione sbagliata. 
Tra preghiere a San Patrizio (il protettore degli irlandesi) e serpenti striscianti, manicaretti avvelenati e scoperte grottesche in garage (nella sequenza più divertente del film, il figlio di Gardner fa capolino mentre il padre sculaccia la cognata con una racchetta da ping pong…), sfide della vita e sogni caraibici, il film di Clooney non ha il ritmo forsennato di un film dei Coen ma acquista in spessore dei personaggi e drammaticità. 

Così se i temi sono simili a quelli di Fargo e Burn after reading, il tono e lo stile sono decisamente diversi. Con una maestria tecnica (si veda la stupenda sequenza dell’omicidio vista in soggettiva dal ragazzino nascosto sotto il letto che osserva solo le scarpe dei duellanti e ascolta i colpi di pistola senza vedere chi spara a chi), una sapiente direzione degli attori (tutti magnificamente implosi) e la rara capacità di unire politica sociale, divertimento e tensione. Al suo sesto film dietro la macchina da presa, Clooney si conferma come il regista leggero più impegnato del mondo. Applausi.
Nelle sale dal 6 dicembre con 01DISTRIBUTION


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