Una gradevole commedia dolce-amara, originale ma non troppo, con accenti drammatici e sentimentali, di quelle che reggono - quasi tutte - su un cast da Oscar, anche quando non tutti hanno vinto l’agognata statuetta. E’ My Old Lady che segna il debutto nella regia cinematografica dell’acclamato commediografo e sceneggiatore Israel Horovitz.
Mathias (Kevin Kline, Oscar per Un pesce di nome Wanda), newyorkese squattrinato, ha ereditato un appartamento a Parigi da suo padre. Quando, però, arriva nella capitale francese per venderlo, si accorge che l’appartamento è ancora occupato da una raffinata signora inglese novantenne, Mathilde Girard (la sempre immensa Maggie Smith che non ne ha compiuto 80, ma vinto due statuette per La strana voglia di Jean e, come non protagonista, per California Suite) e dalla figlia iperprotettiva di lei, Chloé (Kristin Scott-Thomas, nomination per Il paziente inglese).

Mathias scopre che, per la legge francese, l’appartamento non potrà essere suo fino alla morte di Mathilde, per una sorta di diritto a nuda proprietà, risalente a quando il padre l’aveva comprata quarant’anni prima.
Bisticci, ripicche e, probabilmente, amore intorno alla pièce che resta sul grande schermo d’impianto teatrale e dai risvolti psicologici, sostenuta da ottimi dialoghi come l’originale, che però il neoregista (a 75 anni) non riesce a dare un respiro davvero cinematografico, tant’è che gli esterni nell’amata Parigi restano solo belle immagini.

Prima di diventare film – l’autore è stato spinto, oltre che dall’amore per la ville lumière, dall’entusiasmo di Kline -, come spesso accade sul grande schermo, la commedia ha riscosso grande successo al Promenade Theater di New York, sulla West 76th Street, dove è stato portato in scena a ottobre 2002, prima di una tournée che ha toccato Germania, Russia e, ovviamente, Francia, dove più che da noi è normalissimo il viager, vitalizio ipotecario – simile al nostro ‘nuda proprietà’ - molto usato in ambito immobiliare in virtù del quale l’acquirente paga un importo mensile al proprietario, anziché una cedola unica (e a Mathias tocca pagare 2.400 euro al mese), rimandando così il diritto a prendere possesso dell’immobile fino alla morte del venditore.
Per gli eredi dell’acquirente, tuttavia, l’operazione può trasformarsi in un debito mensile qualora il venditore goda ancora di buona salute, come in questo caso.

Dopo cinquant’anni d’amore per la capitale francese, Horovitz – primo drammaturgo americano della storia alla Royal Shakespeare Company - ha scritto una sceneggiatura che è una sorta di dichiarazione d’amore per Parigi.
“Da quando ho messo piede a Parigi – dice l’autore che al cinema si era avvicinato negli anni ’70 firmando l’ottima sceneggiatura dell’ormai mitico Fragole e sangue, vincitore del Premio della Giuria proprio nel 1970 al Festival di Cannes -, ho fatto tutte le ‘americanate’ possibili, come andare alla storica libreria di Sylvia Beach, al Café de Flore o a Les Deux Magots, dove ho visto Simone de Beauvoir seduta da sola in terrazza a fumare e a scrivere su un taccuino. Ricordo che le sorrisi e lei mi sorrise… Insomma, ho flirtato con Simone de Beauvoir appena arrivato a Parigi!”

Nel cast anche Dominique Pinon (l’agente immobiliare Lefebvre), attore feticcio di Jean-Pierre Jeunet; la regista e ‘sceneggiattrice’ Noémie Lvovsky (Florence Howitz, il medico), l’attore-regista Stéphane Freiss (François Roy, alias Wah-Wah), autore di Giù al Nord; Stéphane De Groodt (Philippe, amante di Chloé).
Nelle sale italiane dal 20 novembre distribuito da Eagle Pictures