Del cinema bonario e gentile di Gianni Di Gregorio si sentiva la mancanza. A tre anni da Astolfo e appena passato come evento speciale alle Giornate degli Autori alla Mostra di Venezia, il nuovo film del 76enne regista e sceneggiatore romano (scritto con Marco Pettenello) ci riconsegna un modo di vivere ancora possibile, fatto di comprensione e tolleranza, umanità e voglia di mettersi nei panni degli altri.
Stavolta si comincia col professore (impossibile scindere uomo e personaggio in Di Gregorio) che si gode la sua meritata pensione.
Un saggio sui Longobardi da portare a termine, qualche bicchiere di vino con gli amici al bar e una signora elegante che gli fa la corte non troppo segretamente (Iaia Forte). Ma lui a una vita su e giù preferisce la tranquillità del suo mondo.
Almeno fino a quando squilla il telefono e la figlia (Greta Scarano), in crisi coniugale, gli annuncia che sta arrivando coi due nipoti dalla Germania. Per quell’uomo, in pace con se stesso e in fuga dagli imprevisti della vita, è l’inizio della fine. O forse no.
Perché tra nuove incombenze e angosce inattese, tribolazioni e fragilità umana scoprirà che la famiglia (Stavo tanto bene, è quella che ti frega…dice all’arrivo della figlia) può essere ancora rifugio sicuro e culla affettiva.
E così, mentre quel marito in preda ai sensi di colpa (Tom Wlaschiha) decide di viaggiare a piedi dalla Germania a Roma in una sorta di pellegrinaggio d’amore ecco nel frattempo vecchie e preziose statuine di porcellana andare in frantumi (i bambini devono giocare…), un maggiordomo indiano che si vede stravolgere l’ordinata organizzazione della casa, una rissa in strada (col professore che difende i nipoti al grido di Est modus in rebus) e un cane lupo in arrivo.
Si sorride e ci si scalda il cuore con Di Gregorio che nonostante soffra un po’ la mancanza forzata di quel coro di comprimari che ne esaltavano la resa (vengono in mente Fantastichini in Lontano lontano e Gigio Morra in Astolfo) riesce sempre ad essere autentico e mai banale con la semplicità e la leggerezza eletta a manifesto. Stilistico e di vita.
In sala dal 5 settembre distribuito da Fandango