L’ovale affilato, un paio d’occhi blu magnetici, e la voce roca, inconfondibile. Bella di una bellezza unica, tragica e comica alternativamente, una vita spesa per il teatro la sua, prestando il riso, il pianto, il ghigno a tanti personaggi scolpiti nell’immaginario collettivo. Un’artista immensa la Melato, che ha illuminato, con il suo talento e la sua immensa umanità, palcoscenici internazionali e set di culto. Uno per tutti Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto di Lina Wertmuller tra le prime a dirsi ‘affranta’ nell’apprendere la notizia del decesso dell’attrice.
Versatile, commovente, grottesca, ironica, comica, tragica, soave: in una parola irresistibile. Camaleontica e semplicissima, umile e altissima, Mariangela Melato è stata l’‘attrice’ per eccellenza, capace come poche in questo mondo di finzione, di gettare lampi di verità sui personaggi – diversissimi per spessore e radice - a cui ha sempre regalato un cuore puro. Indimenticabile Madre Coraggio e sublime Medea sulle tavole del palcoscenico, irresistibile nei ruoli ‘leggeri’ solo in apparenza (da Fiore di Mimì metallurgico a Casotto di Citti) la Melato aveva studiato pittura all’Accademia di Brera e lavorato alla Rinascente per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani nel ’60.
Nei primi anni Sessanta è impegnata con Dario Fo in Settimo: ruba un po’ meno e nella seconda metà dei Sessanta è La monaca di Monza per Luchino Visconti, ed è nell’Orlando Furioso di Ronconi. Nel ’71 debutta nel musical di Garinei e Giovannini, Allelujah brava gente, ma la sua ‘immagine’ di signora del palcoscenico è legata a doppio filo a personaggi tragici di Euripide, Medea e Fedra, Pirandello (Vestire gli ignudi) e Shakespeare (La bisbetica domata). Negli anni Settanta si afferma nel mondo del cinema, alternando ruoli drammatici a ruoli comici, in titoli come La classe operaia va in paradiso e Todo modo (Elio Petri), Caro Michele (Monicelli), Oggetti smarriti e Segreti segreti (Bertolucci), Dimenticare Venezia (Brusati), Aiutami a sognare (Avati), Mimì metallurgico ferito nell’onore e Film d’amore e d’anarchia (Wertmuller).
La sua incursione nella televisione inizia negli anni Novanta, con la partecipazione a Scandalo, Una vita in gioco, Due volte vent’anni, L’avvocato delle donne, Rebecca la prima moglie. Sempre in questi anni torna a calcare le tavole del palcoscenico - Il lutto si addice ad Elettra, Fedra, La Centaura, Chi ha paura di Virginia Woolf?- e a recitare sui set di Monicelli (Panni sporchi), Zaccaro (Un uomo perbene) e Ventura (Vieni via con me). La sua ultima apparizione televisiva risale a Capodanno, con la messa in onda su Rai1 della replica di Filumena Marturano (2010) capolavoro di Eduardo recitato accanto a Massimo Ranieri. Una carriera lunga, costellata di successi di pubblico e critica, e da una valanga di riconoscimenti, dai cinque Davide di Donatello agli altrettanti Nastri d’argento, fino al Globo d’Oro per Mimì metallurgico ferito nell’onore. Premio a un’attrice rivelazione che ci mancherà, tanto, tantissimo. Troppo.