Per trovarsi, si sa, bisogna scappare. Spesso è cosi. Allora via, on the road in Patagonia, con “un giovane fragile, complicato, malinconico, sensibilissimo che lavora nell’azienda di famiglia, nasconde la propria omosessualità e soffre almeno finché non si innamora di un ecologista e parte con lui per Santiago del Cile”. Così il ventenne Filippo Scicchitano vede il suo personaggio
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Per trovarsi, si sa, bisogna scappare. Spesso è cosi. Allora via, on the road in Patagonia, con “un giovane fragile, complicato, malinconico, sensibilissimo che lavora nell’azienda di famiglia, nasconde la propria omosessualità e soffre almeno finché non si innamora di un ecologista e parte con lui per Santiago del Cile”. Così il ventenne Filippo Scicchitano vede il suo personaggio nel film Il mondo fino in fondo, opera prima di Alessandro Lunardelli, commedia agrodolce ambientata tra Italia, Spagna e Cile, con Luca Marinelli, dal 30 aprile al cinema. On the road ma per caso. Prima di tutto era la storia di due fratelli che non si somigliano e che non si conoscono.
Come racconta il regista: “Prima sono nati i personaggi dei due fratelli. Il primo da un fatto di cronaca: la notizia che un imprenditore bresciano aveva pagato le rette arretrate di alcuni bambini extracomunitari che avrebbero perso il diritto alla mensa. Un gesto anonimo che aveva fatto indignare tutto il paese. Ho immaginato che questo eroe rimasto sconosciuto, anche se simile ai suoi concittadini, fosse suo malgrado un po’ anticonformista".
"E’ così è nato Loris che sembra schematico e cinico, ma è capace di gesti improvvisi d’altruismo come quello di salvare i pulcini della bambina cilena. Mentre Davide vive la realtà della piccola provincia con un senso di oppressione collegato all’identità sessuale. La prospettiva che Davide ha davanti a sé è quella di tenere sempre nascosta la propria omosessualità. Così il viaggio è venuto dopo, una situazione avventurosa dove si sciogliessero le contraddizioni di questi fratelli, prima quelle di Davide, poi quelle di Loris”.
Ma secondo Filippo Scicchitano, come vive oggi un giovane gay e ci ha pensato sul set? “Si ho pensato a come vive il disagio, perchè i pregiudizi sono ancora tanti e so che in una scuola sarebbe preso in giro, anche se poi i contesti sociali si diversificano un po’. Nel film mio padre parla di un gay come di un malato terminale, magari non si arriva a tanto”. Ma non solo pregiudizi e ricerche di identità sessuale, il film vuol parlare anche delle battaglie ambientaliste: “Questo progetto si intreccia sin dall’inizio con la Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici. E poi con altri eventi come l’ imponente protesta studentesca in Cile, guidata dalla giovane universitaria Camila Vallejo che finisce sulla copertina del Times e per me era importante collocarlo in questa cornice”.
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