L’attrice bambina, indimenticabile protagonista del Mago di Oz, fatta a pezzi da quell’universo che la rese un mito, e Renèe Zellweger che per questa interpretazione, per essere entrata splendidamente nei panni di Judy Garland, porta già con se il Golden Globe come Miglior Attrice in un film drammatico, il premio come Miglior Attrice ai Critics Choice Awards (i premi che la critica statunitense assegna ai migliori film e programmi televisivi) ed ha appena ottenuto la candidatura come Miglior Attrice Protagonista agli Oscar per questo Judy, diretto dal britannico Rupert Goold e che dal 30 gennaio sarà nelle nostre sale.
Non un film come un altro per la Zellweger perché, come dice lei, "c’è il lavoro, ci sono i film…e poi c’è Judy. È diverso da qualsiasi cosa abbia mai fatto prima. Questo non vuol dire che tutte le altre esperienze fossero meno speciali, ma sentivo come se questo film avesse uno scopo diverso".
Che scopo?"
Non so dirlo esattamente ma percepivo una certa ingiustizia in quella coltre di tragedia che era piombata in quell’ultimo capitolo della sua vita e ho pensato che tutti su quel set eravamo in qualche modo lì per sostenerla e renderle giustizia"
C’è qualcosa della vita di Judy che ti ha colpito in particolare, qualcosa che non conoscevi magari?
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Direi che uno dei più grandi shock per me è stato il modo in cui la Garland (foto n. 4) è stata trattata da MGM.
Non sapevo che le avessero somministrato medicine varie quando ancora era in una fase prepuberale. Ogni giorno doveva prendere delle pillole: pillole per ridurre il suo peso, pillole per rallentare il suo sviluppo, pillole per svegliarla, pillole per andare a dormire. Non sapevo che fosse quella la causa che probabilmente ha portato alla sua dipendenza. E questo mi ha sconvolto. Per tutti era la ragazzina felice e invece la sua infanzia era a pezzi".
E questo come ti fa fatto sentire? Che approccio hai avuto alla storia?
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Mi sono sentita decisamente arrabbiata. Mi era capitato già una volta, quando avevo visto il documentario su Amy Winehouse.
Mi ha fatto arrabbiare moltissimo l’idea che l’abbiano portata a sentire come se non meritasse davvero ciò che le è stato dato, facendola arrivare al punto in cui non doveva lamentarsi mai. Cosa saresti disposto ad accettare per realizzare il tuo sogno mi sono chiesta. E che cosa se tutto quello che fai ti sta distruggendo?"
E tu cosa avresti fatto se non fossi diventata un’attrice?
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La giornalista.
Frequentavo la scuola di giornalismo, quando ho iniziato a recitare. È così interessante il modo in cui il giornalismo è cambiato negli ultimi 20 anni. Sembra che sia diventato più difficile ottenere il supporto di cui si ha bisogno per fare della buona cronaca ma, allo stesso tempo, non è mai stato così importante".
Interpreteresti di nuovo Bridget Jones?
"Si, è una donna divertente. La amo".
E c’è un regista con cui ti piacerebbe lavorare?
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Sono una fan di Wes Anderson.
Vorrei tanto lavorare con lui. Non potremmo semplicemente vivere nel suo mondo? Ha un’autenticità incredibile".
E ti piace guardare la tv che oggi vive un buon momento?
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Ho guardato più TV negli ultimi cinque anni che probabilmente nel resto della mia vita intera. L’ho fatto più che altro per ricerca, per conoscere scrittori e produttori e capire cosa ci fosse là fuori di nuovo e l’evoluzione della televisione. È stato così affascinante, mi è piaciuto davvero tanto"
Hai una serie TV preferita?
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The Wire.
Il grande romanzo americano in televisione. È magnifica"
Hai compiuto 50 anni, che rapporto hai col tempo che passa?
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Non mi sono mai vergognata della mia età. Non tutti arrivano a 50
anni. Invecchiare è un privilegio. C’è una sorta di liberazione: quella liberazione che riguarda un certo tipo di insicurezze. La libertà da quel giudizio che ti autoimponi quando inizi a valutare tutto ciò che hai fatto nella tua vita. A 50 anni smetti di farlo e realizzi soltanto che la vita che hai vissuto è importante"
Ma c’è mai stato un momento in cui ti saresti voluta allontanare da Hollywood?
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Sì, c’è stato un momento, otto o nove anni fa, in cui sapevo che dovevo cambiare la mia vita. Sapevo di non provare quella gratitudine che avrei dovuto avere per tutte le esperienze che stavo vivendo, perché ne stavo pagando un costo. Sapevo che dovevo semplicemente fare qualcosa di diverso. Stavo prendendo molte decisioni davvero importanti, significative, sulla mia vita professionale. Sentivo il bisogno di fermarmi. Tutti mi dicevano: "Non devi farlo, specialmente a questa età. È davvero importante che tu vada avanti".
Ma arriva un punto in cui devi fare cose che ti permettono di crescere".