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sabato 29 marzo 2014
di Silvia Di Paola
TURTURRO, GIGOLO’ PER CASO
"Il film non parla di prostituzione ma di amicizia e solitudine" dice Turturro, che ha diretto Allen
Tutto è cominciato dal barbiere. Il barbiere di John Turturro che è lo stesso barbiere di Woody Allen. Così i due si sono incontrati e la storia di due amici da sempre che si cimentano (in ruoli diversi) nel mestiere più antico del mondo ha preso corpo. Sino a diventare ’Gigolò per caso’, esilarante commedia su amori, amicizia e solitudini, dal 17 aprile nei cinema
Tutto è cominciato dal barbiere. Il barbiere di John Turturro che è lo stesso barbiere di Woody Allen. Così i due si sono incontrati e la storia di due amici da sempre che si cimentano (in ruoli diversi) nel mestiere più antico del mondo ha preso corpo. Sino a diventare Gigolò per caso, esilarante commedia su amori, amicizia e solitudini, dal 17 aprile nei cinema, con Turturro a scrivere, dirigere e interpretare insieme a Woody Allen, Sharon Stone, Vanessa Paradis, Sofia Vergara, Liev Schreiber, per far solo dei nomi. E con un gigolò un po’ particolare e che di certo non vedremo mai nudo: ”Effettivamente non si spoglia mai - dice Turturro - Riesce a far sesso senza mai spogliarsi. Ma proprio perchè è un gigolò non di professione, proprio un uomo comune”.

Ma pensa che ci sia una carenza di uomini come il suo personaggio? Di uomini duri e puri, pronti a sporcarsi le mani?
All’inizio per creare il personaggio ho pensato a cari amici che hanno molta manualità, molta capacità di lavorare in attività pratiche, dal meccanico al fioraio. Che è una cosa che piace molto degli uomini. Volevo una persona con molta manualità ma anche un uomo molto a suo agio con le donne, anche se non ha una relazione stabile. Lui ama le donne, a differenza di molti uomini che amano far sesso con le donne ma poi preferiscono passare più tempo con gli uomini”.

Ma il paragone con Mick Jagger, che Allen dice nel film ’non bello ma solo sexy’, come le è venuto in mente?
La storia di Jagger è troppo  interessante e divertente. MI ricordo da bambino la sua bocca enorme, mia madre diceva ’sembra che stia ingoiando il pubblico.’ Per questo ho pensato a lui. Credo che l’appeal ha forme diverse. E trovo che ci siano anche persone molto belle del tutto prive di fascino e di sensualità. Ognuno fa le sue scelte. C’è gente che trovava sexy il Woody Allen da giovane. Una mia fidanzata me lo ripeteva e io restavo di stucco ma quando l’ho incontrato e  lui ha cominciato a parlarmi ho capito il suo fascino. Questo per dire che tutto è relativo”.

Ma quanto crede sia oggi diffusa tra le donne sole la ricerca del gigolò?
Credo che sia qualcosa che succede con donne avanti con gli anni ma è davvero un fenomeno da poco rispetto agli uomini che pagano per far sesso con donne. Ma nel mio film  è una metafora. Non solo una voglia di far sesso ma di sentire il bisogno di qualcuno che ti apprezza, che ti ascolta. Il film non parla di prostituzione ma di amicizia e di solitudine, molto diffusa oggi anche tra chi ha relazioni stabili”.

Ma qual è stato il passaggio dal suo precedente Passione a questo film? O anche quanto quell’esperienza è stata importante per arrivare a questo film?
Ho utilizzato qui delle canzoni che lì non avevo potuto usare. La troupe è la stessa di quel film, mi son trovato bene e ho voluto rilavorarci ovviamente. Sicuramente abbiamo scritto gran parte del film ascoltando la musica, da Dalidà alla musica francese, araba, americana, a Dean Martin. Quindi la musica era parte del DNA del film, c’era prima ancora che il film prendesse corpo”.

Come è stato dirigere Woody Allen?
Facilissimo. Lui arrivava sul set ed era Allen da subito. Forse abbiamo ripetuto qualche ciak ma davvero poco”.

Ma Allen ha collaborato alla sceneggiatura?
“Sì, lui mi ha aiutato a fare di questa commedia una cosa più sofisticata. Anche se ogni volta che gli mandavo qualcosa da leggere mi diceva che faceva schifo. Del resto lavorando con grandi, come lui o come Nanni Moretti (con cui sto lavorando proprio ora e di cui posso parlar poco ma posso dire che è stato un’esperienza molto interessante, la sceneggiatura ben scritta, bello lavorare con Margherita Buy, Moretti è un regista molto esigente ma è stato molto positivo lavorare con lui) credo di aver imparato molto. Spero. Non mi interessa imitare. Però voglio dire che spesso si ritiene che il film sia opera di una sola persona  invece il film è fatto da tanti, è un lavoro di squadra con  il regista che è il leader, quindi più visibile di altri. Ma quelli che contribuiscono al risultato finale sono tanti. E’ una cosa che col tempo si impara”.

E le donne? Come le ha scelte?
Sharon Stone era perfetta perchè fa qui una cosa che mai ha fatto nella vita, immagino, cioè pagare un uomo per far sesso questo era divertente. Mentre il personaggio di Sofia Vergara è stato costruito partendo da una mia vera amica”.

Ma le piace lavorare in Italia?
Direi di sì, non so bene perché. Evidentemente mi piace. Amo Moretti e molti altri registi italiani. Ho amato La Grande Bellezza, visivamente grande film e grande regista, Sorrentino bravissimo. Ho amato molto anche Le conseguenze dell’amore’”.

E, da amante dell’Italia, se si fosse trovato dentro il Colosseo, come è successo a Obama pochi giorni fa, le sarebbe venuto in mente lo stesso paragone?
“Non farei la dichiarazione che ha fatto Obama sul Colosseo che è più grande di un campo da baseball. Se mi fossi trovato dentro il Colosseo, forse mi sarei chiesto se fossi stato lì nel passato da che parte mi sarei trovato, se tra i romani o tra i cristiani”.

 
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