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giovedì 21 febbraio 2013
di Silvia Di Paola
TUTTI CONTRO TUTTI
Esordio alla regia per Rolando Ravello, che interpreta una favola urbana dal sapore neorealista
Come faccio? chiede al prete il povero cristo che non ha più neanche una casa. E, quando si sente rispondere di pregare e basta, replica: “Io so che il Vaticano ha un sacco di belle case a Roma, non è che ve ne è rimasta una piccola per me, mi accontento anche di un box. Prima me la date e poi io prego”. Qualcuno può dargli torto? E’ con lui, e con tutti i poveracci come lui, con tutti quelli per cui una casa è una conquista sanguinosa, un lavoro anche, il resto semplicemente non c’è. E questi tutti hanno anche famiglie, bambini, vecchi

Come faccio? chiede al prete il povero cristo che non ha più neanche una casa. E, quando si sente rispondere di pregare e basta, replica: “Io so che il Vaticano ha un sacco di belle case a Roma, non è che ve ne è rimasta una piccola per me, mi accontento anche di un box. Prima me la date e poi io prego”. Qualcuno può dargli torto?
E’ con lui, e con tutti i poveracci come lui, con tutti quelli per cui una casa è una conquista sanguinosa, un lavoro anche, il resto semplicemente non c’è. E questi ’tutti’ hanno anche famiglie, bambini, vecchi da accudire. Tutti questi sono quelli che affollano le nostre periferie e di cui nessuno vuole occuparsi.

Tra Vignanuova e il Tufello, cercando un posto che potesse essere decontestualizzato, cioè che potesse essere non per forza periferia romana ma una periferia che somiglia a quella di tante città italiane, ha girato il suo primo lungometraggio  l’attore Rolando Ravello, il cui titolo recita Tutti contro tutti (dal 28 febbraio in sala interpretato tra gli altri dallo stesso Ravello, da Marco Giallini e Kasia Smutniak) e non è una metafora. Tra favola urbana e spaccato neorealista, “come se tutto il film fosse ambientato sotto il tendone di un circo, vero ed emblematicamente fantasioso nel contempo”, il film zooma e plana anche con dolorosa leggerezza sulle vicende di una famiglia che perde la casa e combatte per riaverla contro tutti e tutto, in una lacerante guerra tra poveri.

Guerra senza appello, con tanto di campi rom dati alle fiamme e di bambini che hanno casa sui pianerottoli. Come racconta Ravello: “Il progetto è nato circa sette anni fa quando il vero Agostino mi ha chiamato perchè lo avevano cacciato da casa, da una casa occupata. Lui oggi ha una casa ma io avevo già allora pensato a farne un film.  Poi lo lesse Serena Dandini che voleva farlo diventare un monologo, poi grazie a Procacci è tornato ad essere ciò per cui all’inizio era stato pensato, anche evitando lo spauracchio degli incassi, quello per cui non fai che sentirti dire che la gente non ha voglia di parlare di poveracci, di piangere, di pensare a gente che non ha neanche una casa". 

"Ma quando a Caserta, accompagnato dalla musica di Daniele Silvestri, ho letto un testo base di questa storia è stato molto gradito. Questo mi ha incoraggiato a buttarmi e la Fandango ha avuto un enorme coraggio a buttarsi in una storia del genere e con me che non avevo mai girato neanche un cortometraggio. Mi hanno fatto piangere perché sono persone che non l’hanno fatto per buonismo ma perché ci hanno creduto davvero”
E con queste parole festeggia la prima collaborazione tra Fandango e Warner, mentre su internet impazza da ieri una campagna virale che stimola il pubblico a pensare a che cosa si può occupare in nome del disperato e contemporaneo ’tutti contro tutti’.

Ne seguirà subito un’altra, col film prossimo di Giovanni Veronesi, annuncia Domenico Procacci. E spero che funzioni il trattare la chiave della commedia per temi impegnati e non leggeri, dato che oggi la gente vuole andare a vedere commedie. E durante la realizzazione del film abbiamo anche realizzato un documentario che è un altro modo di parlare di argomenti sociali ma la chiave della commedia, se ben usata, può essere utilissima per veicolare certi temi”.

E gli attori aggiungono: “Non so cosa pensare del personaggio ma, quando ho letto la sceneggiatura, l’ho trovata molto divertente. Ho amato la natura fiabesca della storia, e sul set non ci pensavo troppo a come fare, le cose semplicemente accadevano, magari improvvisando”, dice la Smutniak. E Marco Giallini: “Non so come giudicare il personaggio che interpreto, ho conosciuto tanti tipi del genere. Non ho rubato casa a nessuno ma da adolescente ci sono andato vicino. Le cose della vita sono strane e non sempre prevedibili. E certe cose possono capitare se non a tutti davvero a molti. Pensateci”.


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