L’idea era di dedicare un film ’alle persone vulnerabili’. Donne e uomini. Magari partendo dalla solitudine ammantata di potere e dalla malattia ammantata di leggerezza. A dirigere questo Love is all you need (dal 20/12 nei cinema) la Susanne Bier regista dell’indimenticato Non desiderare la donna d’altri ma anche Oscar per In un mondo migliore, regista per cui la commedia era un azzardo (“dopo un Oscar si ha sempre paura di sbagliare film, tutti hanno su di te molte aspettative e questo non aiuta”),infatti, chiosa lei,“io e Anders Thomas Jensen abbiamo cominciato a scrivere questo film pensando ad una persona malata di cancro".
"Quindi non siamo partiti con l’idea di fare una commedia poi, man mano, facevamo nascere anche gli altri personaggi e la sceneggiatura ha virato più sul genere commedia. Ma, se proprio devo definirlo, direi che il film è una commedia romantica, molto realistica. Capisco perché la critica e gli spettatori abbiano parlato del film come della mia prima commedia perché ci sono dei momenti molto comici, dove si ride. Quello che ci interessava era capire come partendo da una situazione drammatica potevamo raccontare una storia d’amore che avesse anche una speranza e un bel finale”.
Ma poi ammette: "Forse da tempo pensavo a qualcosa che somigliasse a una commedia e in fondo qualche elemento comico c’é sempre stato nei miei drammi. Diciamo che ho girato una storia d’amore con un forte tratto comico. Poi nove film su dieci in Danimarca parlano della famiglia e anche questo non sfugge alla regola, ma non credo che ci sia una prospettiva o un linguaggio femminile da cui partire, non credo sia vero che queste storie non interessano gli uomini”
E, infatti, il primo ad essere stato interessato a questa storia è stato Pierce Brosnan, ex 007, ex amante cantante in Mamma Mia, ex avventuriero, ex quasi tutto che stavolta si è commosso davvero.
"Ho avuto il copione e mi ha toccato il cuore perché aveva molti collegamenti con la mia vita privata: ho perso mia moglie per un cancro al seno anni fa, sono come il protagonista nel bel mezzo dell’età di mezzo e ho quattro figli, so bene cosa significa crescerli ed affrontare le difficoltà. Così ho lasciato che il personaggio venisse da me, senza pensare troppo all’interpretazione, mi sono fatto guidare". E la Bier è stata piuttosto efficace nel guidare l’uomo Brosnan in un ruolo molto diverso dai suoi soliti.
"Ma io amo fare l’attore e cambiare. A parte che anche in Mamma Mia si parlava di amore, matrimonio, famiglia; ma qui siamo in un contesto decisamente più realistico, a me è piaciuta la chiarezza di questo personaggio ed ho accettato subito. Quando ho cominciato a lavorare mi hanno detto che potevo fare molti ruoli diversi, spesso mi sono ritrovato invece a fare sempre lo stesso, ma non rifiuto perché a me piace recitare, è sempre stata la mia passione. Bond l’ho fatto quattro volte, è stato un grande dono, mi permette di essere qui oggi e di fare un film con Susanne Bier“.
E ben venga anche questa storia in cui il padre dello sposo si innamora della madre della sposa (e beninteso pare che sul set tutti si siano innamorati di Brosnan o così racconta la regista). Questa storia di un danese, vedovo, industriale di frutta e verdura, proprietario di un limoneto a Sorrento dove il figlio Patrick sta organizzando il matrimonio con Astrid.
Abituato al gelo del cuore, comanda i suoi sottoposti e rifiuta l’interesse della segretaria e della insopportabile sorella della moglie, ma è meno algido di quanto non sembri e pian piano viene conquistato da una bella donna (Trina Driyrholm), la mamma di Astrid, che ha appena scoperto il marito a fare l’amore con una giovane ragazza e lo ha lasciato. Ma lei è anche una donna che si sta curando con la chemioterapia dopo un cancro al seno.
Insomma non sembra proprio un mix divertente ma, come è sempre vero, nella tragedia la commedia c’è sempre e viceversa.