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domenica 11 novembre 2012
di Silvia Di Paola
L’Isola dell’Angelo Caduto
Carlo Lucarelli regista ’debutta’ al Festival del Film di Roma con un thriller ispirato al suo libro

L’isola che non c’è. Carlo Lucarelli per esordire dietro la macchina da presa, ricomincia da qui. Da un’isola tutta inventata. Roccioso angolo di inferno in mezzo al nulla liquido di un mare che non esiste: “La chiamano l’Isola dell’Angelo Caduto perchè si dice che Lucifero dopo la ribellione a dio sia precipitato su questo frammento di scoglio sperduto in mezzo al nulla acquatico, adesso colonia penale del nascente regime fascista”.
Ecco a voi l’isola che non c’è di Carlo Lucarelli al suo esordio dietro la macchina da presa con L’isola dell’angelo caduto, presentato (con strascichi di delusione) in Prospettive Italia al Festival di Roma. Ma lui incassa, con dignitosa tolleranza: "Il film è venuto proprio come volevo io, ne sono del tutto responsabile. Se trovate che dentro ci siano troppe cose, o se sono pasticciate, la colpa è mia: ma essendo anche il romanzo firmato da me, almeno mi sono pasticciato da solo! Comunque, se non vi piace, vuol dire che l’ho fatto male”.

Ma che cosa l’ha spinto all’avventura cinematografica?
Uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare dopo che Grazia Volpi me l’ha chiesto è il fatto che il libro è un thriller visionario perfetto da tradurre in film perchè ha dentro immagini che sono metafore di molto altro. E il film è identico al libro, tutto rimanda ad altre cose che volevo raccontare”.
Quali altre cose è presto detto: “Quel momento particolare della vita di ognuno in cui devi decidere se comprometterti o meno. Io ho scelto il momento del fascismo e dell’assassinio di Matteotti per parlare di questo e di come spesso facciamo scelte per opportunismo, invece che scelte rivoluzionarie che potrebbero sconvolgere tutto  ein cui crediamo”.

Ma che cosa significa passare dalla pagina al set se scrittore e regista sono le stesse persone?
E’ vero di solito le due persone non coincidono. Qui io sono stato il primo lettore del romanzo e il primo ad aver dato corpo al personaggio. E’ un’avventura che auguro a molti, per scoprire che cosa è il suono, il montaggio, la scenografia, è una magia. Avevo in mente cose che avevo visto, cose che avevo letto e anche Shutter Island di Scorsese. Potevamo andare su un’isola e girare lì o fare una cosa diversa, appunto creare un’isola che non esiste, una scelta artistica. Abbiamo voluto inventare come in quel film con cui, trattandosi di Scorsese, non mi voglio paragonare. Ma anche quell’isola è un luogo che non esiste e che è stato era creato in base all’immaginario del regista. Il cinema ti dà svariate opportunità“.

Ma ci sarà qualche rischio?
Si il rischio è che la persona che ha letto il libro resti delusa, mentre l’altra, che non lo ha letto, non capisca. Ma è anche vero che quando scrivi un romanzo c’è molta roba che devi mettere da parte e che poi ti ritrovi. E alla fine mi sono anche accorto che la sceneggiatura non è poi la cosa blindata che si dice. Tutti possono collaborare e se sei sufficientemente aperto (e io ritengo di esserlo perché la scuola della letteratura lo impone) afferri il contributo di tutti. Anche qui ci sta qualcosa che non torna ma siete comunque nell’Isola dell’angelo caduto, sta qui la sua logica, alla fine tutto quadra”.

Ma come è l’isola di Lucarelli?
L’isola è un posto con un tempo suo, tutto è lontano, e la dimensione può essere fumettistica, pittorica e surreale insieme. Ho realizzato  tutto questo grazie alla coralità, alla partecipazione con i tanti che mi hanno aiutato a costruire quest’isola che non esiste con effetti speciali fatti in casa. E’ qui che il male si racconta e anche l’isola qui è una sorta di diavolo”.
Ma tra diavoli che cosa sceglie il nostro protagonista, il commissario che tenta di normalizzare il non normalizzabile: “Si muove in un mondo sopra le righe e cerca di darsi spiegazioni - risponde Giampaolo Morelli - è un uomo di altri tempi che è costretto a fare una scelta: mettere da parte i propri interessi personali e indagare o andare via. Mi piace perchè è un uomo che mette da parte i propri interessi, è un uomo che crede nello Stato profondamente, ce ne fossero oggi!” .


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