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domenica 11 dicembre 2011
di Silvia Di Paola
DOWNEY JR E’ SHERLOCK HOLMES
L’attore e il regista Guy Ritchie presentano in anteprima,a Roma,"Gioco di Ombre" in sala da venerdì
Sherlock Holmes non invecchia ma Robert Downey Jr., il suo interprete più recente, sì, anche se resta l’Holmes più intrigante di sempre. Dal canto suo Sherlock negli ultimi decenni è stato in cura da Sigmund Freud o in lotta contro Dracula finchè, appunto nel 2009, Guy Ritchie lo ha ributtato in pista ironico e irrequieto, ma per il suo interprete (che di cure per disintossicarsi ne ha fatte tante) cambiare significa invecchiare (ma se tutti invecchiassero come lui vorremmo un mondo di ultraquarantenni!)

Sherlock Holmes non invecchia ma Robert Downey Jr., il suo interprete più recente, sì, anche se resta l’Holmes più intrigante di sempre. Dal canto suo Sherlock negli ultimi decenni è stato in cura da Sigmund Freud o in lotta contro Dracula finchè, appunto nel 2009, Guy Ritchie lo ha ributtato in pista ironico ed irrequieto, ma per il suo interprete (che di cure per disintossicarsi ne ha fatte tante) cambiare significa invecchiare (ma se tutti invecchiassero come lui vorremmo un mondo di ultraquarantenni!) e lui, oggi quarantaseienne, confessa che avviarsi ai cinquanta, e sia pure col cuore gonfio di felicità per l’imminente nascita del figlioletto, non lo rallegra affatto.

In compenso lo rallegra (e non poco) vestire i panni dell’investigatore in questo Sherlock Holmes. Gioco di ombre, sequel dello Sherlock Holmes di due anni fa, dal 16 dicembre sui nostri schermi. Parola sua: “I travestimenti mi hanno divertito un sacco, anche se vedermi vestito da donna mi ha un po’ disgustato. E anche se devo ammettere che non sono mai stato un lettore delle avventure di Sherlock Holmes, leggevo poco da giovane. In compenso, leggendo oggi Conan Doyle, ho capito che Holmes lo si può interpretare in molti modi e questa è già una cosa molto divertente. E’ unico e sfaccettato insieme ed ama l’azione, oltre che le armi e le pistole. Ama la boxe, non è il paludato personaggio che molte volte abbiamo visto sullo schermo. Per tutto ciò mi ha divertito un sacco”.

Così Downey Jr. che, però, stavolta, giocando a menar le mani qualche precauzione l’ha presa: “Nell’azione mi son fatto guidare dal regista e sono stato più attento che nel primo film a non farmi troppo male. Ho preferito non fare l’eroe, non esagerare dato che sono a un passo dai cinquanta anni e lasciare le scene più pericolose alla controfigura”
Insomma meno lividi rispetto al primo film, più action (fuori di dubbio) e molti tentativi per sfuggire alla banalità. Come dice lui: “Abbiamo cercato di evitare che questo sequel fosse, come spesso avviene per i sequel, una schifezza, inventandoci molte cose e lavorando creativamente con entusiasmo.D’altra parte il personaggio, dopo oltre due secoli ancora tanto enigmatico, si presta, e tutti siamo stati complici nel gioco creativo”.

E il regista: “Lavoravamo su tutte le scene e poi ci tornavamo per migliorarle, convinti che sempre fossero migliorabili. E cercavamo anche un aspetto estetico molto fresco”. Cioè forma e sostanza, tutto rinfrescato, rinnovato, persino rivoltato.
Si è divertito, insomma, Downey Jr. e non è solo. Con lui si divertirà in questo secondo capitolo, lo spettatore che, piaccia o non piaccia, si trova davanti a uno Sherlock Holmes mai visto (o meglio visto solo nel primo film del 2009 di Richtie) perchè diseguale, disomogeneo, disconnesso da tutti gi altri (a decine) che si sono ineguiti su grande e piccolo schermo.

Qui il detective interpretato da Robert Downey Jr. ed il suo inseparabile amico-collega-confidente (con sottolineatura viscerale del legame tra i due) Dottor Watson con la faccia di Jude Law sono ancora piuttosto giovani (come del resto erano nei primi romanzi di Conan Doyle), energici, avidi di vita e combattenti e Sherlock è lontano miglia dagli stereotipi di vittoriano ingessato di tanti film e serie tv. Il 16 dicembre, dunque, appuntamento al cinema per questo secondo capitolo, sulla scia di oltre ventimila euro incassati dal primo film.

Oltre ai due protagonisti torna anche la Rachel McAdams-Irene Adler che affascina Holmes, con parte un po’ rosicchiata dall’altra donna del film, Noomi Rapace (lanciata da Uomini che odiano le donne), nel ruolo di una zingara che legge il futuro, poi fondamentale tassello del puzzle in un insieme che dà, stavolta, un grande peso alle donne. Antagonista (che nel primo film tramava nell’ombra ma non appariva mai) è il terribile Professor Moriarty (Jared Harris), il "Napoleone del crimine" secondo Holmes.

Lo rifaranno? Sarà di nuovo un successo mozzafiato? Sarà ancora vincente il mix classico + autore indipendente + soldi hollywoodiani?
“Sì perché
Conan Doyle ha creato un personaggio alla Bond molto prima di chiunque altro; è stato un primo grande sceneggiatore e sono felice che Downey sia riusciuto a tirarlo fuori. Ma il punto era farlo sembrare fresco e contemporaneo: se il pubblico lo trova eccitante come Batman o Bond abbiamo raggiunto lo scopo. E, poiché sino ad oggi Sherlock è stato più oggetto di singoli film o di serie tv, vorrei tanto che questa diventasse una saga cinematografica, magari ci trovassimo qui tra 23 anni a parlare ancora di un film su Sherlock”.

E il futuro per la star sospesa tra Iron Man e Sherlock Holmes, è un discorso di domani: “Oggi del mio futuro non riesco a parlare, sono troppo concentrato su Sherlock ma sono dell’idea che, d’altra parte, non si può fare l’eroe d’azione troppo a lungo, senza far ridere, senza far vedere che si è invecchiati”.

Nelle sale dal 16 dicembre distribuito da Warner Bros in 600 copie


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