domenica 12 maggio 2024 ore 15:05   
Torna alla home page
 
Torna la home page Home Page La redazione Agenda Archivio notizie  Contatti 
 Aggiungi a preferiti 
 

Cerca nel sito



 

Mailing list

 Sesso: 
M F
 Età: 

indirizzo email

leggi regolamento


 

 

Realizzazione:
www. Siti.Roma.it

 

Home » Cinema » Recensioni  
mercoledì 18 ottobre 2006
di Alessandra Miccinesi
Tornatore presenta “La Sconosciuta”
“Non è un film di denuncia sociale, solo una delle tante storie lette sui giornali” dice il regista
Lattine d’alluminio usate come specchi dalle prostitute ammassate nei furgoni: tacchi a spillo d’ordinanza e minigonne vertiginose sono le armi di seduzione che usano con i clienti. Queste giovani donne - il viso coperto da una maschera e il corpo in bella mostra in lingerie - vengono spiate da uomini nascosti dietro un muro che le scelgono per l’avvenenza dei loro corpi. Sono donne oggetto, usate e poi gettate. Legate, torturate, e abusate anche in stato di gravidanza da sfruttatori senza scrupoli. Alcune di queste

Lattine d’alluminio usate come specchi dalle prostitute ammassate nei furgoni: tacchi a spillo d’ordinanza e minigonne vertiginose sono le armi di seduzione che usano con i clienti. Queste giovani donne - il viso coperto da una maschera e il corpo in bella mostra in lingerie - vengono spiate da uomini nascosti dietro un muro che le scelgono per l’avvenenza dei loro corpi. Sono donne oggetto, usate e poi gettate. Legate, torturate, e abusate anche in stato di gravidanza da sfruttatori senza scrupoli. Alcune di queste giovani vengono obbligate ad abortire oppure sono costrette a partorire figli che non potranno allevare. Bimbi destinati al mercato nero delle adozioni. Ma non è ancora tutto. Sangue che scorre a fiumi, laidi torturatori di donne, mogli infelici, mariti fantasma e madri sfortunate sono i caratteri forti di un film, La Sconosciuta, lungometraggio sostenuto interamente dallo sguardo magnetico della protagonista - Ksenia Rappoport, nata a San Pietroburgo dove si è diplomata all’Accademia teatrale nel 2001 - che tra lampi di thriller, narrazioni in flashback, atmosfere hitchcockiane tinte di splatter, surplus di musica, e un enfasi che appesantisce il genere deluderà le aspettative del pubblico nei confronti di un maestro indiscusso della cinematografia contemporanea come Giuseppe Tornatore. Il quale, a fine conferenza stampa, dice ai giornalisti: “Questo non è un film di giudizi o di denuncia sociale, ho solo raccontato una delle tante storie che si leggono sui giornali”.

La protagonista del nuovo, cupo, film del regista siciliano - che a sei anni di distanza da Malena torna dietro la macchina presa per raccontare una storia di ordinaria violenza sulle donne - è una di queste sfortunate ragazze. Irena è una giovane proveniente dai paesi dell’Est giunta in Italia con un sogno da realizzare. Nel Sud del paese, tra discariche e cassette di pomodori, la giovane vivrà un incubo impossibile da cancellare anche dopo il suo trasferimento a Trieste, città lunare ed irriconoscibile dove la ragazza trova lavoro come domestica in un palazzo. L’apparente casuale incontro con una famiglia di orafi - interpretati da Claudia Gerini e Pierfrancesco Favino - genitori della piccola Tea (la brava Clara Dossena che all’epoca delle riprese aveva cinque anni), costringerà Irena a compiere un doloroso viaggio a ritroso nel tempo e ad allentare i nodi nascosti dei suoi incubi. Il film è interpretato anche da Alessandro Haber, Margherita Buy, Angela Molina, Piera degli Esposti e un Michele Placido versione laido iper cattivo.

Tornatore, come ha conciliato la visceralità della storia con un’ambientazione in una città  mitteleuropea algida come Trieste, e come ha scelto il cast?
Il Dna della storia nasce da una suggestione dopo la lettura di un fatto di cronaca: una donna, d’accordo col marito, partoriva su ordinazione. Ho raccontato questa storia privilegiando il registro del mistero e tralasciando quello della denuncia perchè penso che i film di denuncia sociale, oggi, non hanno ragione di esistere. Per quanto riguarda il cast, non volevo raffigurare schematicamente la storia perciò ho scelto un’attrice sconosciuta per sottolineare il carattere misterioso del personaggio. E intorno a lei ho messo un coro d’attori noti”.

Questo film, violento e sanguinario, si discosta dal ’genere Tornatore’: perché ha scelto questo registro e, cronaca a parte, a chi si è ispirato?
Questa cosa me l’hanno già detta, ma non l’ho fatto consapevolmente. Il mio primo film, Il camorrista, era duro e violento, ma dopo quello non sono più riuscito a esplorare quel tema. E’ stato bello occuparsi di questo lungometraggio perché la storia si è sviluppata da sola: era tonda e semplice perché l’ho pensata a lungo senza l’angoscia di dover fare il film. Nella scelta dello stile non mi sono ispirato a nessuno. Sangue e coltellate c’erano anche prima di Tarantino, e le scene più difficili da girare sono state quelle con la bambina. Sono stato fortunato a trovare Clara, bimba ricettiva ed intelligente. Ringrazio i suoi genitori senza i quali non avrei potuto fare questo film”.

Perché la scelta del finale consolatorio, quasi una carezza al pubblico dopo tanti maltrattamenti?
Non ho seguito la strada della carezza finale volutamente, è stato il percorso della storia a portarmi fin lì. Ho pensato che oggi noi deleghiamo tutti agli altri, anche la gestione dei nostri affetti; così mi sono chiesto cosa poteva succedere in un caso del genere. Questo evoca il film. Volevo una storia di sentimenti semplici e il film parla dell’investimento affettivo di una donna. Investimento che non cade nel nulla perché alla fine il suo sentimento segue il suo corso. Il finale, che riassume tutto ciò che c’è nella storia, non è una pezza calda”. 

Qualcuno nel suo film potrà respirare aria di romanzo popolare ottocentesco, con tanto di eroina russa in cerca di riscatto: è d’accordo?
Questo è un aspetto secondario del personaggio di Irena. Il viso di Ksenia è talmente forte sullo schermo che ho evitato di imboccare quella strada lontanissima. Tuttavia c’è nella vigore caratteriale del personaggio la voglia di riconquistare un pezzo della sua vita. Quella della letteratura russa è stata solo una suggestione che ho deciso di non seguire perché mi avrebbe trascinato lontano. Ho lavorato in sottrazione, non c’era bisogno di complicare ulteriormente la storia. La suggestione russa entra dalla porta secondaria, ma avrei sbagliato a inzupparci il pane più del dovuto”.

Ksenia Rappoport, lei è un’attrice di formazione accademica attiva sia in teatro che al cinema, cosa le ha regalato questo personaggio?
Ho accettato il ruolo ancora prima di leggere lo script, che non era ancora tradotto in italiano, ma volevo a tutti i costi lavorare con Giuseppe Tornatore. La storia è dura e tragica. Quando abbiamo girato la sequenza con le donne ucraine ho sentito i loro racconti, certo non tragici come questi, ma dolorosi. Questo ruolo non è stato facile, avevo paura di deludere le aspettative di Giuseppe che non mi aveva mai vista a teatro né al cinema. Non volevo scontentarlo”.

Il film sarà nelle sale il 20 ottobre distribuito da Medusa.


Links correlati
http://Non disponibile

 
Segnala a un amico
Vi è piaciuto questo articolo? Avete commenti da fare?
Scrivete alla redazione
 












Foto Uff. Stampa LucheriniPignatelliRusso

Altri articoli di interesse
7-5
Cinema
IL GUSTO DELLE COSE
di Claudio Fontanini
30-4
Cinema
Una spiegazione per tutto
di Claudio Fontanini
29-4
Cinema
SEI FRATELLI
di Claudio Fontanini
21-4
Cinema
Confidenza
di Claudio Fontanini
21-4
Cinema
CHALLENGERS
di Claudio Fontanini
15-4
Cinema
CATTIVERIE A DOMICILIO
di Claudio Fontanini
11-4
Cinema
Gloria!
di Claudio Fontanini

 
© Cinespettacolo.it - Direttore Responsabile: Anna de Martino - Testata in attesa di registrazione al Tribunale di Roma