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martedì 30 aprile 2024
di Claudio Fontanini
Una spiegazione per tutto
Il magnifico film sull’Ungheria di Orban vista attraverso un caso scolastico
Scuola, famiglia e giornalismo. Si muove lungo queste tre direttrici, Una spiegazione per tutto, il bellissimo film dell’ungherese Gábor Reisz vincitore a Venezia 80 nella sezione Orizzonti.  

Si comincia con un esame di maturità. Quello di Abel (Gasparadonyi-Walsh), studente svogliato e distratto e figlio di un architetto di Budapest conservatore che non rimpiange il Novecento socialista (Dicono di amare il proprio Paese ma si vergognano di essere patriottici). 

A bocciarlo, dopo l’esame a scena muta di storia, è un professore liberale ostile a Orbán (Andras Rusznak) che si accorge della coccarda indossata sulla giacca dal ragazzo e scatena involontariamente un caso politico. Perché quel distintivo tricolore sul bavero (rimasto lì dalle celebrazioni del 15 marzo, festa nazionale in cui si ricorda la Guerra d’Indipendenza del 1848) si è trasformato negli ultimi 20 anni da simbolo collettivo a strumento identitario nelle mani dei nazionalisti (chi non la indossa è considerato un oppositore). 

Intanto una rampante giornalista governativa sbatte il mostro (il prof di Storia) in prima pagina e Janka (Lilla Kizlinger), la ragazza di cui è innamorato Abel ma è invaghita dell’aitante insegnante, capisce che quel compagno di studi forse non è quello che sembra. 

Stratificato e suddiviso in capitoli che dilatano la storia in una settimana, Una spiegazione per tutto è una nitida radiografia dell’Ungheria di Orban che passa attraverso lo studio analitico di personaggi rappresentativi di un mondo diviso e dove l’arte dell’incontro è bandita. 

Incalzante, dialogatissimo (durata 128’), complesso e politico, il film di Reisz- scritto dal regista con Eva Schultze- scava come una goccia cinese nella mente dello spettatore lasciando aperto il dibattito anche dopo il bellissimo finale poetico. In scena conflitti insanabili e la feroce rappresentazione di schieramenti ideologici agli antipodi che radicalizzano nel quotidiano l’impossibilità di una civile comunicazione umana tra le parti. 

Un film sul valore delle parole e sulla voglia di chiudere il cerchio col passato da parte del suo giovane protagonista che porta il peso della tradizione sul suo corpo allampanato. Con quelle corse sfrenate in bici verso un altrove a significare la necessità di sfuggire a ruoli imposti e a una morale preconfezionata.

In sala dal 1 maggio distribuito da I Wonder Pictures         


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