venerdì 29 marzo 2024 ore 09:53   
Torna alla home page
 
Torna la home page Home Page La redazione Agenda Archivio notizie  Contatti 
 Aggiungi a preferiti 
 

Cerca nel sito



 

Mailing list

 Sesso: 
M F
 Età: 

indirizzo email

leggi regolamento


 

 

Realizzazione:
www. Siti.Roma.it

 

Home » Teatro » Recensioni  
martedì 28 febbraio 2006
di Anna Maffei
Una storia d’amore
Al Valle ottimi Giulio Scarpati e Lorenza Indovina nell’epistolario tra Anton Cechov e Olga Knipper

Cercarsi, prendersi, lasciarsi, desiderarsi, ritrovarsi. Soffrire anche, ma amare e, soprattutto, vivere! Chi ha del teatro russo e dei suoi scrittori l’idea di qualcosa di austero, contegnoso magari anche noioso, con il Cechov di Una storia d’amore (in scena al Teatro Valle di Roma fino al 5 marzo) dovrà ripensarci un tantino.

Nulla è "rimaneggiato" nel delicato e delizioso spettacolo di Nora Venturini con Giulio Scarpati e Lorenza Indovina. Il lungo carteggio tra l’autore Anton Cechov e l’attrice Olga Knipper sono veri e propri dialoghi di scena perché scrivere lettere, da sempre, è "parlarsi".
Così, le citazioni delle opere che lui scrive a Yalta e lei recita a Mosca e a Pieroburgo,s’incastrano fluidamente agli stralci delle missive, sempre attese da entrambi: cronache di fatti quotidiani, sfoghi amorosi, simpatici bisticci. Niente di melenso o melanconico.
Piuttosto un Cechov sarcastico ed ironico (quale in fondo era), essenziale ma poetico perché lui, autore ’nuovo’ del teatro russo di fine Ottocento, sapeva che in poche parole si possono racchiudere un mondo, un mare di sentimenti, le riflessioni più intime.
E Scarpati così lo interpreta, pienamente: attraverso frasi regalate al pubblico con forza e subito dopo interrotte; nel muoversi sulla scena ora deciso e autoritario ora ammiccante e provocatorio, ora, ancora, debole per la malattia che lo pervade. Un male che è sempre presente ma mai motivo di disperazione o di rinunce.

Anton scrive, critica i suoi stessi scritti, si arrabbia, si diverte, continua, quando può, la sua "missione" di medico. Progetta il futuro: un’unione, un figlio (che stava per nascere e poi non giunse mai) e, pian piano, ama, come forse non aveva mai creduto di poter fare: "Un innamorato rimbambito e spudorato" dice di sé.
Gli fa eco lei, Olga, l’attrice, l’amica e poi la ’sua’ donna, con le incertezze, le malizie, la vivacità e la forza che riesce ad infondere nel ’suo’ uomo.
La scena è su due piani: a destra il camerino dell’attrice, luminoso, vivo,con gli echi degli applausi di fine recita, piume di struzzo e cappelli; a sinistra una stufa a legna, una scrivania scura come gli alberi che s’intravedono dalla finestra, a testimoniare il grigiore dei giorni della malattia dell’ancor giovane Anton, a Yalta.
Ma in quel letto posto al centro, anch’esso per metà scuro e per metà colorato, si sciolgono le incertezze, i distacchi, i timori di un legame che poteva togliere ad ognuno la libertà ma che, soprattutto, poteva ’scadere’ in abitudine e distruggere un desiderio comune: amarsi semplicemente, nel rispetto delle volontà di entrambi, a dispetto anche delle regole comuni dell’epoca.

Va assaporato lentamente, questo bel lavoro teatrale, giacché pian piano si arricchisce di elementi che offrono sempre più piani di lettura allo spettatore, fino a raggiungere l’amalgama totale.
Bella la scena finale. Lei "racconta" soltanto della morte di Anton in un sanatorio. Lui si spense lì, con una coppa di champagne tra le mani..
Anton è lì, su quel letto, seduto, smunto e muto perché ’fisicamente’ non c’è più; ma quando lei si avvicina, come volesse cercare dei se e dei forse tra le vicende vissute insieme, egli continua a dirle che "la felicità, cagnolino mio, la si può solo sognare, desiderare ma bisogna vivere, bisogna vivere".
Olga, che visse per circa cinquant’anni ancora dopo la scomparsa di Anton, continuò a fare teatro e continuò a scrivere lettere a suo marito perpetuando quella ’complicità’ conquistata forse proprio attraverso il loro intenso epistolario e lasciando che l’ Amore avesse il sopravvento sulle consuetudini, il ben pensare, la morale e anche sulla morte.

Dalla corrispondenza tra Anton Cechov e Olga Knipper
Traduzione  e regia di Nora Venturini
Scene e costumi di Bruno Buonincontri
Musiche: Pasquale Scialò
Luci: Cesare Accetta

Fino al 5 marzo
Teatro Valle - Via del Teatro Valle, 21 – Roma
Tel. 06.68803794


Links correlati
http://www.teatrovalle.it
 
Segnala a un amico
Vi è piaciuto questo articolo? Avete commenti da fare?
Scrivete alla redazione
 








Foto dal Web

Altri articoli di interesse
1-2
Teatro
Niente panico
di Claudio Fontanini
23-2
Teatro
Pane o libertà
di Claudio Fontanini
23-2
Teatro
Tavola tavola, chiodo chiodo
di Claudio Fontanini
22-2
Teatro
Pour un oui ou pour un non
di Claudio Fontanini
19-11
Teatro
A cuore aperto
di Claudio Fontanini
3-11
Teatro
Le leggi della gravità
di Claudio Fontanini
26-1
Teatro
Si nota all’imbrunire
di Claudio Fontanini

 
© Cinespettacolo.it - Direttore Responsabile: Anna de Martino - Testata in attesa di registrazione al Tribunale di Roma