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mercoledì 22 febbraio 2023
di Claudio Fontanini
Pour un oui ou pour un non
Orsini e Branciaroli all’Argentina in un duello verbale da studiare
Un’amicizia di lunga data bruscamente interrotta, un duello verbale che confina con un sottile gioco al massacro psicologico, due grandi attori della scena italiana che si spalleggiano a colpi di insinuazioni e ambiguità. 

Tutto al servizio della parola, la vera protagonista di questo Pour un oui ou pour un non (Per un sì o per un no) in scena all’Argentina da una commedia di Nathalie Serraute, una delle scrittrici francesi più apprezzate del Novecento. 

Come ne Gli spiriti dell’isola, il bel film di Martin McDonagh con Colin Farrel e Brendan Gleeson, Umberto Orsini e Franco Branciaroli impersonano due ex amici che hanno improvvisamente deciso di non frequentarsi più. Perché? Cosa ha spinto quei due, di cui lo spettatore saprà poco o nulla, a rompere definitivamente? 

Lo scopriremo tra le pieghe delle intonazioni della voce e in quel niente che diventa tutto nascosto nel non detto e nelle gelosie a lungo represse. Diversi per carattere e posizione sociale ma più vicini di quello che sembri i personaggi- ai quali danno vita e spessore le due magnifiche prove d’attore di Orsini e Branciaroli- si rincontrano una sera per una sorta di resa dei conti emotiva nella quale, tra attrazioni e repulsioni, sarà lo spettatore a dover dare molte risposte. 

Teatro dell’assurdo e del quotidiano, grottesco e dramma lacerante convivono nel testo della Serraute, più filosofico e astratto che vivido e viscerale. Con le sottigliezze, le sospensioni e le trappole emotive che nasconde quel lanciarsi nelle spiegazioni (dove si dice di più di quello che si pensa) a farla da padrone. 

Tra insinuazioni e virgolette, felicità imposte e vite contemplate, liste e catalogazioni, consigli materni e Paul Verlaine, ecco che quell’Ah bene, è così! iniziale trasformarsi nel viatico di una deformazione del vissuto che viaggia a ritroso nel tempo a caccia di indizi e prove di colpevolezza reciproca. 

Sofisticato e geometrico (bella la scena- con le biblioteche bianche e i volumi accatastati in terra- del 91enne Pier Luigi Pizzi che torna al suo antico amore per la prosa firmando anche regia e costumi), teorico e concentrato (durata poco più di un’ora) Pour un oui ou pour un non diventa così, essenzialmente, un vero e proprio saggio di recitazione. 

Una lezione sull’uso dei silenzi, dei tempi, delle intonazioni e del significato sotterraneo delle parole servita da due attori in stato di grazia che dimostrano un talento e una professionalità senza tempo. I giovani aspiranti attori dovrebbero studiarli in ogni movimento. Repliche fino al 5 marzo        


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