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lunedì 14 novembre 2016
di José de Arcangelo
AGNUS DEI
Anne Fontaine racconta le violenze dei soldati russi sulle suore polacche: "sono rimasta sconvolta"
Ispirato a fatti realmente accaduti, un orribile episodio della Seconda Guerra Mondiale volutamente dimenticato, di cui sono state vittime donne e bambini, nel nuovo film di Anne Fontaine “Agnus Dei” (Les innocentes), presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival 2016. Nella Polonia del 1945, Mathilde (Lou de Laage), giovane medico francese
Ispirato a fatti realmente accaduti, un orribile episodio della Seconda Guerra Mondiale volutamente dimenticato, di cui sono state vittime donne e bambini, nel nuovo film di Anne Fontaine Agnus Dei (Les innocentes), presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival 2016.
Nella Polonia del 1945, Mathilde (Lou de Laage), giovane medico francese della Croce Rossa, è in missione per assistere i sopravvissuti francesi. Una suora arriva nell’improvvisato ospedale in cerca di aiuto, ma il dottore indaffarato con i feriti, la manda via. Impietosita e incuriosita, vedendola pregare inginocchiata sulla neve, Mathilde accetta di aiutarla e viene condotta in convento, dove alcune sorelle incinte, vittime della barbarie dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste perché probabilmente saranno loro a essere punite, espulse.

Nell’incapacità di conciliare fede e gravidanza le suore si affidano a Mathilde - unica speranza -, a patto che mantenga il loro terribile segreto.
Sceneggiato da Sabrina B. Karine e Alice Vial, è un dramma toccante, sobrio ed equilibrato, nonostante il tragico argomento, che l’autrice racconta con lucidità e delicatezza, fra istinto materno e fede cristiana, suspense e tensione, emozione e riflessione.

La storia di queste suore è incredibile – dichiara l’autrice -. Quando ho scoperto il soggetto sono rimasta sconvolta. Secondo le note di Madeleine Pauliac (il vero medico ndr.), dottore della Croce Rossa che ha ispirato il film, 25 di loro furono violentata nel loro convento – alcune fino a 40 volte di seguito –, 20 furono uccise e 5 rimasero incinte. In Polonia il fatto è stato completamente dimenticato, sepolto. Questo evento storico getta una luce oscura sui soldati sovietici, ma è la realtà: una verità che le autorità si rifiutano di divulgare, nonostante numerosi storici ne siano a conoscenza. I soldati non ritenevano di commettere un atto ignobile, erano autorizzati dai loro superiori, come premio per i loro sforzi. Atti brutali come questo, sfortunatamente, sono ancora largamente praticati ai giorni nostri. Le donne continuano a essere oggetto di simili fatti disumani nei paesi in guerra di tutto il mondo”.

Non solo, la stessa Chiesa non affronta direttamente il gravissimo problema delle suore violentate e uccise, ma sono soprattutto loro a restare in missione nei paesi coinvolti da conflitti. Quindi, indirettamente, la pellicola non solo spinge alla riflessione ma anche all’impegno da parte di tutti, e non solo dalle donne perché la storia non si ripeta sempre a scapito dei più deboli.
“Volevo capire il vivere quotidiano in convento – riprende Fontaine -, riflettere sulla fragilità della fede e sul mistero di un mondo sconosciuto. La drammaturgia della vita in convento, perché noi pensiamo che le regole valgano per tutti, invece ci sono individualità, diversità, comportamenti eterogenei. La fragilità della fede stessa, appunto, mi ha permesso di dirigere in modo diverso, anche le attrici che interpretano una vicenda così drammatica. Un film è come un millefoglie, ha tantissimi strati, bisogna trovare un delicato equilibrio per non rischiare di schiacciarlo”.

E’ una storia veramente accaduta ma ho dovuto aggiungere qualcosa – prosegue l’autrice di Gemma Bovery -, perché il diario della dottoressa riportava quello che le avevano riferito alcune delle suore violentate, ma anche dati scientifici. Io provengo da una famiglia cattolica, sono stata particolarmente colpita perché ho due zie suore, mio padre ha fatto l’organista in chiesa per anni, forse perciò ho avuto una reazione così forte per un fatto anche attuale, senza tempo. Infatti, riesco a lavorare su un tema solo se lo conosco perfettamente. E poi volevo capire com’è realmente la vita in un convento dal suo interno. Per me era importante comprendere la routine quotidiana delle suore e conoscere il ritmo delle loro giornate. Sono andata in visita in due comunità Benedettine, lo stesso ordine religioso del film".

"Sono entrata la prima volta solo come osservatrice, poi la seconda ho fatto esperienza in ritiro. La soluzione (il finale ndr.) non viene solo dall’esterno, probabilmente è una decisione presa da entrambe (da Mathilde e suor Maria ndr.), dalla mia esperienza personale, dai bambini nati da donne violentate. L’idea è venuta da sé, spontaneamente, dal chiedermi dove sono questi neonati oggi adulti?”.
La violenza in guerra viene banalizzata – conclude la regista -, è inaccettabile che la violenza sulle donne venga usata da tutti come arma di guerra. Bisogna frenare questa assurdità. E qui si tratta di uno stupro doppio, contro la donna e contro la religiosa. Quello che vediamo è veritiero, è stato scritto, senza la disubbidienza di suor Maria e la sfida della dottoressa alle autorità, non sarebbe successo. Una trasgressione che ha reso possibile la vita”.

Un dramma sconvolgente e commovente, ancora una storia per non dimenticare gli orrori che si ripetono regolarmente nei secoli dei secoli e, purtroppo, non solo in tempo di guerra, senza che governi né religioni lo affrontino seriamente e senza discriminazioni di genere, nazionalità o fede.
Nel cast, capeggiato dalle ottime Agata Buzek (Suor Maria), che la regista definisce “magnifica, la Cate Blanchet polacca”, e Agata Kulesza (Madre Badessa), era la zia in Ida; Vincent Macaigne (dott. Samuel), Joanna Kulig (Irena), Eliza Rycembel (Teresa), Anna Prochniak (Zofia), Katarzyna Dabrowska (Anna), Helena Sujecka (ludwika), Dorota Kuduk (Wanda), Klara Bielawka (Joanna), Mira Maludzinska (Bibiana), e Thomas Coumans (Gaspard), Elso (colonnello Pascal), Leon Natan-Paszek (Wladek), Joanna Fertacz (zia di Zofia).

In esclusiva al Quattro Fontane di Roma, al Nazionale diTorino e al Cinema Arlecchino di Milano dal 17 novembre. Nelle sale italiane dal 24 novembre distribuito da Good Films in 60 copie

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