Un’oasi nel deserto. Nell’asfittico e desolante panorama estivo cinematografico italiano ecco una imperdibile commedia romantica che strizza l’occhio al miglior Woody Allen e tratteggia con mano sicura un piccolo manuale amoroso del terzo millennio. Passato al Sundance e al Festival di Berlino 2016, Il piano di Maggie (A cosa servono gli uomini) mette in scena uno stravagante triangolo sentimentale in salsa agrodolce. Con l’allegra e affidabile trentenne newyorkese del titolo (l’impagabile Greta Gerwig, una che nella stessa sequenza riesce ad essere bella, buffa e tenera) che incapace di stabilire una relazione con l’altro sesso per più di sei mesi decide che è arrivato il momento di affidarsi all’inseminazione artificiale.
Trovato il donatore (un ex compagno di liceo diventato nel frattempo il re dei sottaceti) arriva però all’improvviso anche l’amore vero nei panni di un antropologo con velleità di scrittore (Ethan Hawke) e in crisi coniugale con la moglie in carriera (una meravigliosa Julianne Moore). Seguono matrimonio e figlio ma iniziano anche le prime crepe. E se quell’uomo aspettato e desiderato non fosse poi quello giusto? Tra sensi di colpa e voglia di rimettere in sesto in cocci ecco l’idea, nata dopo aver conosciuto per caso la ex moglie del marito: perché non pianificare a tavolino tra le due donne un nuovo scambio di ruoli e tornare all’antico?
Divertente e arguta analisi delle imprevedibili complessità dell’amore, Il piano di Maggie - tratto dal romanzo d’esordio di Karen Rinaldi “A cosa servono gli uomini” (Rizzoli editore) e diretto da Rebecca Miller (la moglie di Daniel Dee Lewis torna dietro la macchina da presa dopo sette anni) analizza le leggi del cuore e quelle della ragione in un susseguirsi di dialoghi scoppiettanti e situazioni al limite servite da un tris di attori in stato di grazia. Tra metafore matematiche e ponti tra arte e commercio, whisky caldi e tocchi di burro frullati nel caffè, concepimenti su un letto pieno di cappotti e riunioni di quaccheri, tempeste di neve e libri in cenere, avventure a Chinatown e bolle di sapone (“Vorrei viverci dentro” confessa Maggie alla figlioletta con la quale fa il bagno nella vasca) il film della Miller ha il pregio della sincerità assoluta e della mancanza di retorica.
Affilato, leggero e grazioso ma non per questo semplice e banale, Il piano di Maggie affronta il misterioso pianeta amore (“E’ un gran casino, è illogico e dispendioso” sentenzia un amico della protagonista) con senso del ritmo e umorismo mescolato ad una seriosità di fondo che rende il tutto realistico eppure imprevedibile. Perché in fondo nella vita, una volta aperta una scatola, non è possibile rimettere a posto il contenuto senza conseguenze. Imperdibile la versione originale. Nelle sale dal 30 giugno con distribuzione Adler
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