Brutta bestia la malattia al cinema. Per raccontarla ci vogliono pudore ed energia, coraggio e forza morale, essenzialità e misura stilistica. Un concentrato di antiretorica e urgenza narrativa che non dimostra “Ma ma- Tutto andrà bene”, prodotto e interpretato da Penelope Cruz e diretto da Julio Medem. Una storia sulla vita e la morte, l’amore e la maternità
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Brutta bestia la malattia al cinema. Per raccontarla ci vogliono pudore ed energia, coraggio e forza morale, essenzialità e misura stilistica. Un concentrato di antiretorica e urgenza narrativa che non dimostra Ma ma - Tutto andrà bene, prodotto e interpretato da Penelope Cruz e diretto da Julio Medem. Una storia sulla vita e la morte, l’amore e la maternità che vede l’attrice spagnola nei panni di una giovane madre coraggio disposta a tutto pur di non soccombere al male che l’affligge. Si comincia con la prospettiva di un nuovo anno scolastico da disoccupata (insegna alle elementari), si continua con un sms del marito che la raggiunge dal parrucchiere e che le annuncia che la loro storia è finita e si finisce con un doppio tumore al seno e tutto quello che ne consegue.
Ad aiutare l’energica e indomabile Magda nella sua via crucis medica ecco un talent scout del Real Madrid (Luis Tosar, il magnifico interprete de “I lunedì al sole”, “Ti do i miei occhi” e “Cella 211”) incontrato per caso sugli spalti di un campo mentre la donna assisteva ad una partita del figlio di 10 anni e un ginecologo canterino (Asier Etxeandia) in crisi coniugale. Basta così? No perché quell’uomo appassionato di calcio ha appena perso la figlia in un incidente d’auto e ha la moglie in coma proprio nell’ospedale dove è in cura Magda e così quell’affetto iniziale che sa di reciproca comprensione diventa amore.
Incinta e con sei mesi da vivere secondo le diagnosi mediche, quella donna- che non crede in Dio ma nella felicità del qui e ora- assaporerà fino all’ultimo istante la vita lasciando in eredità ai suoi uomini il regalo più grande. Tra mastectomie e capezzoli al silicone, parrucche e protesi, gite al mare (con annessa visita ginecologica sott’acqua!!!) e cuori che pulsano, granchi rossi, videomessaggi alla nascitura e il fantasma di una bambina da adottare in Siberia che fa capolino lungo tutto il film, Ma ma viaggia sospeso e indeciso fra sogno e realtà immerso in una luce bianca che attenua i toni e al contempo falsifica il tutto.
E così, nonostante la bravura di Penelope Cruz che offre generosamente al film corpo e anima, Medem non riesce a governare una materia così incandescente finendo imbrigliato nelle spire di un inutile simbolismo che appesantisce il tutto. Ambientato lungo un anno e due estati (quelle del 2012 e del 2013), il film vorrebbe anche avere pretese sociologiche (la crisi finanziaria spagnola, l’ondata disoccupazionale e i tagli al sistema sanitario mentre la Spagna vinceva gli Europei di calcio) ma in realtà si risolve in un lungo addio alla vita che pacifica dolori (anche l’ex marito chiederà perdono) e invita alla positività dopo un abbondante uso di fazzoletti. Troppo facile.
Nelle sale dal 16 giugno distribuito da I WONDER PICTURES
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