Ci voleva il comico che da solo- o quasi- tiene in piedi tutto il
carrozzone del cinema italiano (“Sole a catinelle” ha portato a casa nel 2013
la cifra record di 52 milioni di euro risultando secondo solo ad “Avatar” negli
incassi italiani di tutti i tempi) per raccontare senza retorica e pietoso
buonismo il nostro Belpaese tutto raccomandazioni e sogni di posto fisso. Divertentissimo e spietato, politicamente scorretto e scoppiettante, Quo
vado?- dal 1 gennaio nelle sale italiane in 1300 copie con qualche sala che lo
proietterà addirittura la notte di Capodanno- è di gran lunga il miglior film
di Checco Zalone che qui abbandona qualche inutile volgarità e gli sketch
parodia del suo cinema per concentrarsi su una nitida fotografia della Prima
repubblica italica.
Quella dove ha vissuto come un re di provincia Checco che
ha realizzato tutti i sogni della sua vita. Vita senza spese coi genitori
(Ludovica Modugno e Maurizio Micheli), una eterna fidanzata che non intende
sposare e, soprattutto, un lavoro a sicuro e a tempo indeterminato come
impiegato nell’ufficio provinciale caccia e pesca.
Qualche timbro e la testa
sgombra da pensieri fino a quando il governo vara la riforma della pubblica
amministrazione e il relativo taglio delle provincie. Convocato al ministero da
una spietata dirigente (l’ottima Sonia Bergamasco), Checco è messo di fronte
alla classica scelta di vita: dimettersi e accettare una buonuscita o essere
trasferito lontano da casa. Ispirato dal politico locale (cameo di Lino Banfi),
il nullafacente a stipendio fisso opta per la seconda ipotesi e inizia un
disperato ed eroico tour italiano (dalla Val di Susa alla Sardegna, da
Lampedusa alla Calabria) che lo porterà a ricoprire i ruoli più improbabili in
una sorta di resistenza forzata e comicissima a difesa del posto fisso.
Fino
alla trasferta al Polo Nord in una base scientifica italiana dove avrà il
compito di difendere gli studiosi dagli attacchi degli orsi polari (lui che a
stento sparava alle quaglie in Puglia…) e dove, inaspettatamente, troverà
persino l’amore in una giovane ricercatrice (Eleonora Giovanardi) che studia il
surriscaldamento del pianeta e il suo effetto sugli animali. Col pizzetto
biondo, educato e rispettoso (allo scatto del semaforo verde non si suona più,
si inchioda con l’auto per raccogliere una cartaccia in strada…), Checco
diventa un cittadino europeo modello ma al richiamo di Sanremo e alle note di
Al Bano e Romina non si resiste e dopo aver parcheggiato l’auto in doppia fila
(“E’ il suo posto naturale” gongola trasognato dalla sua casa norvegese) decide
che è giunta l’ora di tornare a casa armi e bagagli.
Avrà imparato la lezione?
Tra proposte matrimoniali retroattive e ribaltamento dei ruoli, irregolarità a
norma e insegne divelte, figli alla spicciolata di diverse etnie e lezioni di
alfabeto calabrese, sciamani in ascolto e reality di frontiera (“Per me è sì,
benvenuto in Italia” dice Checco a un africano sbarcato a Lampedusa), Quo
vado?- scritto da Luca Medici con Gennaro Nunziante che firma ancora la regia-
è un bell’esempio di cinema brillante e mai banale capace di unire divertimento
assoluto a riflessioni politiche e morali.
E così stavolta nella maschera del
comico pugliese c’è riflesso l’italiano medio tutto connivenze e inganni,
sotterfugi e creatività senza rete. Davvero un bel passo avanti per Zalone che
passa a pieni voti l’esame di maturità artistica. Colonna sonora eterogenea e
briosa (si passa da Celine Dion ai Santo California) impreziosita da “La prima
repubblica” cantata sui titoli di coda da Zalone in stile Celentano e
attualmente terzo tra i brani più
ascoltati in Italia.
Nelle sale dal 1 gennaio distribuito da MEDUSA