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martedì 2 dicembre 2014
di Silvia Di Paola
IL RAGAZZO INVISIBILE
Il premio Oscar Gabriele Salvatores, sospeso tra Méliès e Lumière,racconta il suo supereroe per caso
“Se c’è una cosa che adoro è evocare fantasmi”. Parola di Gabriele Salvatores per cui il cinema è anche questo: evocare altri mondi e cavalcare a volte sul filo sottile e superelastico che divide realtà e sogno perchè il cinema ha due anime: quella realistica dei Lumière e quella fantastica di Méliès e io oscillo da tempo tra questi due lidi, ma l’attrazione più forte è stata sempre
Se c’è una cosa che adoro è evocare fantasmi”. Parola di Gabriele Salvatores per cui il cinema è anche questo: evocare altri mondi e cavalcare a volte sul filo sottile e superelastico che divide realtà e sogno perchè il cinema ha due anime: "quella realistica dei Lumière e quella fantastica di Méliès e io oscillo da tempo tra questi due lidi, ma l’attrazione più forte è stata sempre quella di poter esplorare mondi fantastici. La potenza del cinema, in fondo, come dice Jacques Derrida, è quella di saper rievocare i fantasmi”.
Per questo si è tuffato voluttuosamente nella storia di un supereroe per caso. Appunto Il ragazzo invisibile che dà il titolo al suo ultimo film dal 18 dicembre nei nostri cinema, accompagnato da un neofumetto Panini, un romanzo e l’aspettativa di un sequel.

E allora sarà un film reale e magico, ancorato alla realtà ma proiettato nelle ragnatele del fantastico, soprattutto, sarà ad altezza di bambino. E, sia chiaro, "senza il superpotere che mi è arrivato con l’Oscar col mio terzo film che io ho vissuto persino con senso di colpa e che ha generato anche grandi responsabilità non avrei potuto farlo. Cioè se hai una botta di culo di quel tipo, ho pensato che potevo provare a fare ciò che non mi avrebbero fatto fare appena prima dell’Oscar. Ma è anche un modo di restare giovane, nel senso che continui a rifare sempre le stese cose invecchi prima, allora e ci ho provato anche con i supereroi”.
Allora eccola la storia di un tredicenne come tanti che non ama la scuola, non ama lo sport, non ama i suoi amici ma sa amare la ragazzina che sogna da tempo e che un giorno si scopre invisibile.

L’avventura (con Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio e Ksenia Rappaport nel cast) comincia da qui ed è una sorta di sperimentale via italiana al fantasy: “L’idea dell’intera operazione nasce cercando di capire perché in Italia sia così difficile fare film di questo tipo. Siamo molto curiosi di scoprire se il nostro pubblico è disposto ad accettare un film di supereroi, un fantasy, ma siamo fiduciosi, visto che in passato il western è stato rivitalizzato da Leone e l’horror da Argento”, dice Nicola Giuliano, che ha prodotto il film per la Indigo, con Rai Cinema in coproduzione con Babe Films, Faso Films e con la francese Pathé, per un budget complessivo di circa 8 milioni di euro.

Di certo è la via di Salvatores al fumetto: “Sono partito ispirandomi ai fumetti e alla fantascienza e meno ai supereroi, anche perchè fumetti e fantascienza sono state due grandi passioni della mia vita, più dei supereroi che ho cominciato ad amare da grande, da Batman a Spiderman ma è chiaro che mi interessa sempre una nuova mescolanza. E ho pensato molto anche a un film con vampiri come Lasciami entrare, anche se non è un fumetto ma è proprio questo l’approccio al fantasy che mi piace. E poi era l’adolescenza che volevo raccontare  attraverso l’invisibilità del supereroe. L’adolescenza in cui è capitato a tutti di sentirsi invisibili e di desiderare un potere speciale almeno per un giorno come canta David Bowie.
All’adolescenza penso spesso ultimamente e, per raccontarla, cosa c’è di meglio di una storia di magia?”

Così Salvatores che confessa:“Il protagonista ricorda un po’ come ero io da adolescente. A differenza sua, però, io ho avuto la fortuna di avere 13-14 anni nel ’63-’64 e la cosa che mi ha salvato è stato l’incontro con una chitarra. L’invisibilità è un superpotere molto intimo, che si lega proprio a quel periodo, un potere dell’anima”. E non teme Natali, cinepanettoni e concorrenze di film per famiglia: “Che posso dire? E’ un onore ma anche una responsabilità perchè non si tratta certo di Iron Man ma io penso che sia una storia che possa interessare più generazioni e poi se si tratta di non lasciar spazio solo agli americani sono pronto a dare il mio contributo”.

Del resto, aggiunge sorridendo: “Abbiamo usato tutti gli effetti speciali  a disposizione per un film italiano, da quelli antichi a quelli che ormai costruiscono immagini in postproduzione”.
E, accanto a lui Valeria Golino, qui mamma-poliziotto incredula racconta:“Io ho pensato che dovevo portare il mio personaggio di mamma che c’era ma con grande discrezione. Mi sono ispirata alla Toni Colette e alla sua incredibile performance ne Il sesto senso, dove faceva la madre del bambino superdotato. Lei era così vera che rendeva tutto credibile, anche l’incredibile. Ho pensato che il mio dovere nel film era questo: esserci senza fronzoli”.
E Fabrizio Bentivoglio: “Anche io mi sono concentrato cercando di lavorare in modo discreto, cercando di non far sentire il confine tra il mondo reale in cui vive lo psicologo che interpreto e il mondo irreale che lo trascina in un vortice, magico e folle,per cui lui stesso alla fine deve ammettere di non aver capito nulla”.  
E il fantasy in salsa italica è servito.


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