Un vero e proprio incubo antropologico, una catastrofica data da segnare in rosso sul calendario per la sua portata nefasta e un tragicomico appuntamento coi parenti che finisce con l’essere una tragicomica resa dei conti familiare. Altro che buoni sentimenti, regali da scartare sotto l’albero e fiocchi di neve che fanno atmosfera, il Natale
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Un vero e proprio incubo antropologico, una catastrofica data da segnare in rosso sul calendario per la sua portata nefasta e un tragicomico appuntamento coi parenti che finisce con l’essere una tragicomica resa dei conti familiare. Altro che buoni sentimenti, regali da scartare sotto l’albero e fiocchi di neve che fanno atmosfera, il Natale di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo (gli autori di Boris) è la festa delle tenebre che dalle origini dell’uomo (il divertente prologo che apre il film) minaccia rapporti di parentela e sane aspettative in un crescendo di esasperazioni e rinfacci.
Riuscirà l’amore di due giovani innamorati (Alessandra Mastronardi e Alessandro Cattelan) a sopravvivere alla conoscenza delle rispettive famiglie proprio durante il momento più spaventoso dell’anno? Ed ecco un gruppo di affiatatissimi attori sdoppiarsi nella parte di genitori (Pannofino e la Morante), figli, fratelli e zii (Giallini e Mastandrea, Corrado e Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti e Stefano Fresi) di due microcosmi agli antipodi per ceto sociale, cultura e ambizioni. Ed ecco i Colardo e i Marinelli Lops, ovvero i due estremi costretti indirettamente a toccarsi in un fuoco di fila di trovate e nefandezze che mettono in scena l’assurdo.
I primi sono la famiglia di lei, creature emerse dai meandri di una Tuscia immaginaria e alle prese con una bestialità primordiale che li rende mostruosi; i secondi, imparentati con lui, sono invece miliardari fuori dal mondo che sguazzano nel lusso e tramano nell’ombra. Riffe all’ultimo sangue e impossibili rituali del perdono, vipere sotto vetro e cacce notturne al cinghiale, grappe allucinogene e messe di mezzanotte (“Che vuoi togliermi pure l’ultimo sfizio?” chiede stizzita la Morante campagnola al rozzissimo Pannofino che la vorrebbe a casa), microcrediti e donazioni benefiche, filippini suicidi, e manager folgorati sulla via della preghiera (irresistibile Mastandrea) in una commedia folle e plurale che mette in scena la pazzia di questa festa paradossale ed estrema.
Tutto eccessivo, sopra le righe (soprattutto nella prima parte, la meno riuscita) in un film che dà il meglio di se nella parte aristocratica, quella dove lo sberleffo e la violenza della satira centrano in pieno il bersaglio. Con echi e rimandi a L’ultimo capodanno di Marco Risi nel crescendo di colpi bassi e depravazioni che colpiscono al cuore la centralità dell’istituzione famiglia. Per essere felici, in fondo, basta scappare lontano. Nelle sale dal 27 novembre distribuito da 01
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