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mercoledì 17 settembre 2014
di Silvia Di Paola
DENZEL WASHINGTON EQUALIZER
La star hollywoodiana ha presentato a Roma il suo ultimo film "Il vendicatore" di Antoine Fuqua
Denzel il giustiziere per caso. Feroce come non lo abbiamo mai visto e,insieme, giusto a suo modo perché prima di uccidere dà sempre al cattivo di turno una possibilità di cambiare e fare ’la scelta giusta’.E’ lui che farà giustizia e stragi in nome della giustizia per la bellezza di 128 minuti,indomito e possente in faccia ai suoi suonati sessanta anni e grazie a un passato da combattente
Denzel il giustiziere per caso. Feroce come non lo abbiamo mai visto e,insieme, giusto a suo modo perché prima di uccidere dà sempre al cattivo di turno una possibilità di cambiare e fare ’la scelta giusta’. E’ lui che farà giustizia e stragi in nome della giustizia per la bellezza di 128 minuti, indomito e possente in faccia ai suoi suonati sessanta anni e grazie a un passato da combattente che la sa lunga, anche se ora sembra un lavoratore tranquillo e abitudinario. Ma sia chiaro non è un vendicatore come recita il titolo italiano, è un Equalizer, cioè uno che pareggia i conti, come recita per l’appunto il titolo originario.
E la differenza non è poca, come sottolinea Denzel Washington, a Roma per la presentazione del film diretto da Antoine Fuqua, che dal 9 ottobre sarà nei nostri cinema.

Partendo da un sceneggiatura che sintetizzava: ’Lui visualizza tutto e ammazza tutti’. Che vuol dire? “Succede ai professionisti, mi hanno spiegato,agli agenti speciali capaci appena entrati in una stanza di visualizzare in un attimo la via di fuga, di fare una scansione di tutto ciò che vi sta dentro. Loro sono uomini violenti ma capiscono la violenza e sanno gestirla a differenza dei bruti e basta” spiega l’attore che si è preparato “studiando i comportamenti ossessivi-compulsivi che appartengono al mio personaggio in conseguenza agli stress vissuti da giovane. Mi interessava più il perché del personaggio e dei comportanti che non i comportamenti e le scazzottate vere e proprie. E ho voluto farlo proprio a questo punto della mia carriera perché, dopo il pilota di Flight volevo diversificare, perché io amo cambiare, volevo qualcosa d più leggero e ho fatto anche uno spettacolo a Broadway e dopo farò un western”.

Ma quale è stata la maggior difficoltà in questo film che la vede quasi sempre in scena e in primo piano?
Non posso dire che ci siano parti facili o difficili ma voglio che il pubblico percepisca i problemi di questo personaggio, non è un supereroe che risolve tutto. Lo vediamo quando dice alla ragazza di essere se stessa ma lui non è se stesso, se non nel momento in cui aiuta gli altri. Quindi, agendo, dà di fatto spazio a una parte di sè.

Così Denzel che, però, di giustizieri alla Charles Bronson non vuol sentir parlare: “Mai visto uno di quei film. E il  desiderio del mio personaggio è aiutare la gente , non è spinto dalla vendetta o dalla voglia di far giustizia ad ogni costo. Più che cercare sangue, lui vuole aiutare e cerca redenzione. Non ottiene nulla e allora usa le sue capacità di ex agente speciale”.

E le sue capacità di sex symbol?
Non so che dire. Non so perché la gente mi considera tale. Io sono un attore e un essere umano che sa che un giorno diranno di me che non sono più un sex symbol, che non sono più bello, per cui io non esercito il mio essere sex symbol, non mi interessa, faccio altro, cerco di fare l’attore appunto. Un attore che cerca l’equilibrio tra kolossal e film autoriali, spero che in futuro si facciano non solo blockbuster ma anche grandi film. E’ un business comunque, i soldi anche in un buon film devono entrare”.

Così, dopo oltre 13 anni e un film come Training Day che gli è valso l’Oscar, Washington torna a collaborare col regista Antoine Fuqua che racconta “è stato un po’ come per i musicisti jazz, lui capisce il mio ritmo e io il suo. Siamo andati avanti sulla stessa lunghezza d’onda su un piano di fiducia reciproca. Anche io mi sono fidato di lui, non conoscevo neppure la serie tv.

Con tanto di dichiarato omaggio a Sergio Leone: “Ci tenevo molto. E’ un omaggio a Sergio Leone per il suo modo di trattare i volti degli attori e per il protagonista, uomo che ingoia sino ad esplodere e che rimanda agli antieroi riluttanti che non vorrebbero attaccare ma se attaccano sono imbattibili”.
E nessun riferimento ai giustizieri dei Settanta:Lui più che un giustiziere, vorrebbe aiutare gli altri. Non va in giro a cercare di ammazzare, è un essere imperfetto e normale, con i piedi per terra, cioè un personaggio in cui tutti possono identificarsi. Un po’ come il Papa, persona normale e tranquilla e che è quello che oggi ci serve, per me il vero eroe di oggi”.

In attesa de I magnifici sette, sempre con l’imbattibile Denzel e con inizio set prossima primavera ispirato a I Sette Samurai che, aggiunge Washington, che “ispireranno anche me; non rivedrò I magnifici sette prima del film ma I sette samurai sì, così come prima di questo film non ho visto la serie tv cui si ispira ma Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone e Il texano dagli occhi di ghiaccio”.
E James Bond può attendere: Non fanno che dire che lo farò ma io non ho pregiudiziali, né mi interessa particolarmente, valuto in base alle sceneggiature e non ai personaggi”.

 
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