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sabato 17 giugno 2006
di Agnese Vicino
Guardami. Ascoltami.
Bella prova dei ragazzi del Centro Luigi Capotorti in “Casa d’Ombre Eloquenti” di Marcello Sambati

L’altra sera al Teatro Rivellino di Tuscania, forme di vita rare e preziose si sono esibite in “Casa d’Ombre Eloquenti“ , progetto di ricerca teatrale di Marcello Sambati. L’attore poeta, drammaturgo e regista della compagnia Dark Camera, fondatore di Tuscanica Teatro, è da sempre spinto alla scoperta del “teatro dell’interiorità”.
Ad esibirsi, infatti, sono stati i ragazzi del centro socio-riabilitativo Luigi Capotorti di Tarquinia ed un gruppo di giovani che frequentano l’Associazione Juppiter di Capranica.

Si trattava di un breve lavoro teatrale di 45 minuti circa, orchestrato con rapide ed intense apparizioni su musiche di Balanescu, Alfio Antico, Gasparyan, Khaladj ed alcuni sciamani delle regioni artiche. Con Simona che offre il suo cuore di bambola, “bambola di porcellana, bambola rotta, bambola matta e innamorata…” e Fabio che grida il suo grido (di disperata speranza) “babbo…babbo…”. Con Laura che mostra gli occhi fiori e Stefano che canta  il suo motivo rotto e appassionato; con Virgilio che disegna dolcemente il tempo, mentre scorrono i fiumi di Maurizio e Roberto s’identifica col teschio di un cavallino al quale presta il suo canto-nitrito.
E poi, i gesti senza intenzione, senza figurazione, solo impulsi, scatti e scarti di Simone e Paolo, ironici e figurativi, con Michela che danza il sogno e il risveglio.

L’unicità di ognuno è stata espressa con rapide ed intense apparizioni seguendo il suono della musica e tutti hanno mostrato, come perfetti attori, la propria azione interiore, il punto-limite della performance per dirla alla Thomas Richards, esponendo il proprio essere, il proprio singolare corpo-persona come eloquenti ombre della vita vivente.
La presenza scenica è forte e vera per ognuno di loro. La consapevolezza del loro corpo, dei loro gesti reiterati e naturali fa invidia agli aspiranti attori che tanto fanno per portare sulla scena l’esplorazione del proprio essere.

Un teatro antinarrativo dunque, che mostra le segrete vibrazioni dell’intimità, i gesti senza intenzione, senza figurazione di persone alla ricerca di testimoni, che per pochi istanti si manifestano per poi dissolversi nuovamente nel silenzio e nell’ombra.
Nell’incertezza dell’irripetibilità, i ragazzi hanno messo in gioco se stessi e da soli hanno affrontato lo sguardo di quei diversi che osservano la loro diversità.
Grandi applausi per i ragazzi che si sono ‘dati’ al pubblico - vale a dire Fabio Cassioli, Stefano Corinti, Roberto Cosimi, Paolo Goletti, Virgilio Mattei, Michela Meraviglia, Simona Moscatelli, Maurizio Paolacci, Laura Settimi e Simone Vari - che sono stati diretti con affetto da Marcello Sambati con l’aiuto di Filippo Beghi, Monica Brizi e Giovanna Liscia.

 
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