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martedì 13 dicembre 2005
di Alessandra Miccinesi
“Lo Schiaccianoci” all’Opera di Roma
Questo cult del balletto classico chiude la stagione ’05 con l’orchestra diretta da Dieter Rossberg
Arriva volteggiando sulle punte, silenzioso e commovente, come un fiocco di neve nel turbinio di una nevicata. "Lo Schiaccianoci", cult del balletto classico in due atti e tre scene - libretto di Petipa, tessuto coreografico di Ivanov, e musiche di Cajkovskij - debutterà questa sera al Teatro dell’Opera di Roma. Per questa nuova versione coreografata da Jean Yves Lormeau, e curata drammaturgicamente da Beppe Menegatti, è stato chiamato a dirigere l’Orchestra dell’Opera di Roma il maestro Dieter Rossberg.

Arriva volteggiando sulle punte, silenzioso e commovente, come un fiocco di neve nel turbinio di una nevicata. Lo Schiaccianoci, cult del balletto classico in due atti e tre scene - libretto di Petipa, tessuto coreografico di Ivanov, e musiche di Cajkovskij - debutterà questa sera al Teatro dell’Opera di Roma. Per questa nuova versione coreografata da Jean Yves Lormeau, e curata drammaturgicamente da Beppe Menegatti (scene e costumi originali sono di Luisa Spinatelli), è stato chiamato a dirigere l’Orchestra dell’Opera di Roma il maestro Dieter Rossberg. A proposito di questo balletto, il più grande coreografo del XX secolo, George Balanchine, scrisse: “Lo Schiaccianoci è un dono della danza per chiunque ami l’elemento magico del teatro: ha un incanto perenne che non dura soltanto i giorni di Natale, ma tutto l’anno”.

Eccolo, dunque, il titolo che chiuderà la stagione 2005 del Teatro dell’Opera di Roma accendendo, contemporaneamente, le luci di un enorme albero di Natale che trasporterà il pubblico nel periodo più magico dell’anno. Lo Schiaccianoci è considerato, insieme con Il lago dei cigni (1895) e La bella addormentata nel bosco (1890), uno dei balletti fondamentali dell’Ottocento. In questa ripresa danzeranno le etoile Laura Comi e Giuseppe Picone (Foto 1),  Mario Marozzi Agnes Oaks, Thomas Edur, Gaia Straccamore (Foto 2), Riccardo Di Cosmo, e, naturalmente, lei, Carla Fracci (Foto 3 e 4) nei panni della Grand Mère. “Sono una nonna anche nella vita perciò questo ruolo mi spetta per attitudini familiari – dice sorridendo la direttrice artistica del Teatro dell’Opera - in questa versione del balletto però il mio ruolo è diverso dal solito Schiaccianoci: rievocando un amore platonico di gioventù la nonna vive un momento di splendore che la fa quasi trasfigurare in scena”.

Scenografie mozzafiato, costumi soffici di tulle, e morbide tinte pastello. Insomma una messa in scena che sembra un sogno impalpabile e che si riapre a vecchi tagli che avevano penalizzato le precedenti edizioni (per l’occasione saranno ripristinati la danza degli zufoli, l’arrivo nel regno dei confetti, e il quadro-defilé del circo) questo allestimento è ‘quasi’ una versione integrale dell’opera ispirata a un vecchio racconto di E.T.A. Hoffman (1816) reinventato da Alexandre Dumas, anche se dell’originale coreografia di Ivanov resta solo il pas de deux della fata confetto con il cavaliere.

Il balletto narra la storia di una bimba di Norimberga, Clara (nella versione russa Marie), che festeggia la vigilia di Natale in famiglia. Tra i convitati spicca la presenza del signor Drosselmeyer, un po’ mago un po’ giocattolaio, che regala alla bambina uno schiaccianoci di legno a forma di soldatino. A mezzanotte, quando gli ospiti se ne vanno, Clara si addormenta stringendo al petto il suo balocco e precipita in un sogno fantastico: a farle compagnia – in un sogno/incubo che si presta a diverse interpretazioni freudiane – spuntano il re dei topi, la fata confetto e lo schiaccianoci-principe azzurro.

Presentato per la prima volta al Teatro Marijnsky di Sanpietroburgo il 18 dicembre del 1892, il debutto sulla scena capitolina del celebre Schiaccianoci – coreografato anche da Nureyev e Vinogradov - risale al 7 maggio del ’53 con balletti ideati da Boris Romanov.

Dal 13 al 23 dicembre ore 20,30
Teatro dell’Opera - P.za Beniamino Gigli - Roma
Info: tel. 06.481601- 4817517


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Foto di Corrado Maria Falsini

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