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martedì 23 febbraio 2021
di Claudio Fontanini
IL COMMISSARIO MONTALBANO
Su RaiUno l’8 marzo Il metodo Catalanotti. Sarà l’ultimo episodio?
Montalbano, ultimo atto? A 22 anni dalla messa in onda della prima puntata della serie (Il ladro di merendine) il Commissario più famoso d’Italia decide- forse- di ritirarsi dagli schermi televisivi con un congedo in grande stile ne Il metodo Catalanotti. In onda su RaiUno l’8 marzo con Luca Zingaretti attore e regista e Greta Scarano femme fatale new entry.
Montalbano, ultimo atto? A 22 anni dalla messa in onda della prima puntata della serie (Il ladro di merendine) il Commissario più famoso d’Italia decide- forse- di ritirarsi dagli schermi televisivi con un congedo in grande stile ne Il metodo Catalanotti

Sarà un giorno speciale l’8 marzo per tutti i telespettatori che dovranno probabilmente dire addio ai profumi e ai sapori di una Sicilia immaginaria ma più vera del vero, ad una schiera di personaggi che con la loro parlata e i loro modi di fare hanno contrassegnato le serate televisive di milioni di italiani che ne hanno decretato il successo con ascolti record anche per la messa in onda delle repliche. 

Diretto da  e Alberto Sironi e Luca Zingaretti, sceneggiato da Francesco Bruni, Andrea Camilleri, Salvatore De Mola e Leonardo Marini, tratto dall’omonimo romanzo di Camilleri (edito da Sellerio) e terz’ultimo romanzo della saga dello scrittore siciliano, Il metodo Catalanotti mette in scena un doppio omicidio (o forse no) che metterà dura prova il talento investigativo di un Montalbano per la prima volta stanco sul lavoro e distratto dal fascino della nuova ispettrice della scientifica (Greta Scarano). 

Tra statue di cera e sdoppiamenti di personalità (nelle pieghe del fare teatro si nasconde la chiave del misero), lontananze affettive e passioni sopite, usurai dal cuore buono e il tragediare della cultura siciliana, il Montalbano di Zingaretti saluta alla stazione dopo 37 film e oltre 200 prime serate (la serie è stata trasmessa in 65 paesi tra Europa e resto del mondo) lasciando un senso di smarrimento e di malinconia difficilmente colmabili. Tornerà? Difficile, ma non impossibile a sentire i protagonisti. 

Abbiamo vissuto una sorta di tempesta perfetta con le tante morti che hanno accompagnato la nostra ultima lavorazione (il regista Sironi, lo scenografo Luciano Ricceri e l’attore Marcello Perracchio ndr) dice il produttore Carlo Degli Esposti Luca Zingaretti si è assunto l’onore e l’onere di comandante in seconda alle prese col timone e non è stata un’impresa facile da portare a termine. Poi- continua- ci si è messo di mezzo il Covid con tutto ciò che comporta e ancora non abbiamo potuto parlare del futuro di Montalbano con la tranquillità e la concentrazione necessaria. Nel 2007 Camilleri scrisse Riccardino e immaginò la fine di Montalbano. Vedremo quello che succederà ma quello che posso affermare è che comunque Montalbano è eterno.

In questi 20 anni abbiamo fatto una cavalcata fantastica riuscendo a mantenere sempre uno standard qualitativo molto alto- dice invece Luca Zingaretti- e anche se io personalmente non sono stanco del personaggio mi trovo a disagio a ripensare a tutti i punti di riferimento che sono venuti a mancare negli anni. E’ come se i tempo si fosse fermato e mi trovassi in una sorta di limbo dal quale sono incapace di uscire. Devo ancora elaborare il tutto e sul futuro non si possono fare previsioni.

Nel Metodo Catalanotti si assiste ad una profonda trasformazione del personaggio Montalbano. Zingaretti ci spiega perché.

Con questo romanzo Camilleri ha operato una sorta di tradimento artistico e culturale sovvertendo le abitudini e il modus vivendi del Commissario di Vigata. E’ come se improvvisamente Cappuccetto Rosso si mettesse a rapinare una banca e anche la recitazione, oltre alla regia, ha dovuto adeguarsi al testo. Negli altri film c’erano espressioni da commedia dell’arte, un po’ sopra le righe mentre qui si assiste ad un coraggioso salto nel vuoto e a uno scollamento interno di un Montalbano per la prima volta travolto e in balia della passione per una donna. Prima c’erano state solo tentazioni femminili che non avevano mai messo in crisi tutto il suo sistema interno.

Attore e regista, quanto è stato difficile?
Tanto, anche perché Montalbano è presente in quasi tutte le sequenze e devo dire grazie a tutto il cast che mi ha dovuto improvvisamente vedere non più da collega ma da regista. Senza la loro comprensione non ce l’avrei mai fatta.

Interpretato da un ottimo cast nel quale oltre alle solite presenze della serie (Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo) spiccano le figure femminili (oltre a Sonia Bergamasco nei panni di Livia, nota di merito per Antonia Truppo e Marina Rocco) Il metodo Catalanotti presenta una magnetica e sensuale Greta Scarano nei panni della donna che fa letteralmente perdere la testa al Commissario.

Sono arrivata nella serie quasi fuori tempo massimo ma sono davvero felice- dice l’attrice romana- Appena finite le riprese ho capito perché tutti amano lavorare in Montalbano. Nel ragusano ho passato giorni meravigliosi anche se all’inizio confesso di essermi sentita un po’ un’aliena. Dovevo rappresentare un personaggio altero che sconvolge la vita sentimentale del Commissario e mi sono dovuta impegnare a trovare un compromesso sostenibile tra la recitazione del resto del cast e la mia. Un terremoto emotivo del quale sono però molto soddisfatta.

Sul gioco degli specchi Zingaretti/Montalbano l’attore ha le idee chiare.

Io gli ho regalato i miei capelli- scherza- e lui il senso di giustizia e il suo non essere mai in vendita. Della sua integrità morale ne ho fatto tesoro e persino il suo essere cocciuto me lo ha fatto diventare simpatico. Da quando acquistai il primo romanzo di Camilleri con lui è stato un amore a prima vista.

Finale dedicato allo stato dell’Arte, è proprio il caso di dirlo, al tempo del Covid

Sono uno dei soci fondatori di U.N.I.T.A. (Unione nazionale interpreti Teatro e Audiovisvo) e in questi ultimi mesi abbiamo ottenuto qualcosa. Dopo incontri e riunioni siamo stati riconosciuti dalle istituzioni e qualche ristoro è arrivato. Bisogna attirare l’attenzione sul nostro mondo nella speranza che ci sia una progettualità sulle riaperture di cinema e teatri. Oltre i protocolli non bisogna perdere il contatto col pubblico, l’abitudine al tessuto culturale è fondamentale e celebrare un rito pagano come il teatro non è possibile senza collettività.  


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Foto di Duccio Giordano

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