E’ stato esaltato dalla stampa americana (“Questo non è intrattenimento, è la vita e la morte” ha scritto Stephen Holden sul New York Times) dove il film è appena uscito in più di 40 città e da noi arriva anche in Home video con Cecchi Gori Entertainment, Anime nere, il capolavoro di Francesco Munzi e il più bel film italiano della stagione in corso. Tre fratelli, una famiglia, un paese. Il nostro. Olanda, Milano, Calabria. Come in un western ambientato ai giorni nostri, il film (passato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia dove avrebbe meritato il Leone d’oro) percorre i sentieri di tre fratelli divisi tra il richiamo del sangue, le leggi criminali e la sete di vendetta.
Figli di pastori vicini alla ‘ndrangheta Luigi (Marco Leonardi), Rocco (Peppino Mazzotta) e Luciano (Fabrizio Ferracane) hanno scelto strade diverse. Il primo, il più giovane, è un trafficante internazionale di droga; il secondo- milanese adottivo dalle apparenze borghesi- fa l’imprenditore grazie ai soldi sporchi del primo mentre l’ultimo- il più anziano- coltiva per se l’illusione patologica di una Calabria preindustriale. In mezzo, a far da involontaria miccia alla drammatica sequenza di avvenimenti, c’è Leo (Giuseppe Fumo), il figlio ventenne di Luciano che contro i voleri del padre non vede l’ora di seguire le orme dello zio a Milano e intanto si diverte a sparare colpi di fucile intimidatori contro un bar protetto da un clan rivale.
Magicamente sospeso tra arcaico e moderno con personaggi che sembrano provenire direttamente dalla tragedia greca, Anime nere, tra capretti da sgozzare e preghiere, miti e leggende, pranzi rivelatori e feste contadine, partite di cocaina e amicizie tradite, raccorda con mano sicura le storie incrociate di tre vite destinate al fallimento. Aspro, rigoroso e classico- nel senso migliore del termine- il film di Munzi, uno che ha studiato assai bene la lezione di un maestro come Francesco Rosi e del Visconti di Rocco e i suoi fratelli, stringe inesorabilmente d’assedio lo spettatore in un lento avvicinamento al cuore di una questione intrisa di pregiudizi e paure, tradizioni e potere. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, il film di Munzi - girato ad Artico nel paese che la letteratura giudiziaria e giornalistica stigmatizza come uno dei luoghi più mafiosi d’Italia- è una sfida, artistica e morale, vinta a colpi di grande cinema.
Una materia apparentemente inaccessibile saldata a dovere da facce indimenticabili (gli attori si sono mescolati con gli africesi che hanno recitato e lavorato con la troupe) e da un ritmo interno che non perde un colpo. Essenziale (non c’è una scena di troppo), doloroso e spietato (il finale, da non raccontare, è uno dei più amari mai rappresentati negli ultimi anni) eppure carico di un’umanità repressa e sommessa (nel cast al diapason brilla anche Barbora Bobulova nei panni della moglie milanese di Rocco), Anime nere è un film che rimarrà impresso a lungo nella nostra memoria e che dimostra il coraggio di un autore capace di sporcarsi finalmente le mani nel fango di una brutalità rivelatrice- dall’Aspromonte Munzi dettaglia sull’Italia e le sue ramificazioni nascoste- e dalla quale nasce un meraviglioso fiore artistico. Nei contenuti speciali il backstage, le interviste al cast e lo speciale sulla partecipazione al Festival di Venezia. |