Un meraviglioso impasto di facce e dialetto che non si dimentica. Le facce sono quelle di attori (tutti non professionisti) che trasmettono umori, sensazioni e fatica di vivere; il dialetto è quello salentino della Finis Terrae di Giuliano di Lecce, Corsano e Tricase. Arriva in Home video con Good Film (distribuzione CG Entertainment) In grazia di Dio, ovvero uno dei film più belli ed emozionanti della scorsa stagione cinematografica. Regista pudico e sommesso, il pugliese Edoardo Winspeare (al centro della foto n. 5) dopo “Pizzicata”, “Sangue vivo”, “Il miracolo”, “Galantuomini” e “Sotto il Celio azzurro” (il toccante documentario sull’integrazione sociale tra bambini stranieri in una scuola materna di Roma) con In grazia di Dio firma la sua opera più riuscita per composizione d’immagini e struttura narrativa.
Pluripremiato e accolto coi favori della critica, il nuovo capitolo dell’epopea sudista di Winspeare è un inno al femminismo e ai valori della terra che mette a confronto tre generazioni di donne alle prese con la recessione e l’implacabile burocrazia italiana. Tra il Visconti de “La terra trema”, l’Olmi naturalista e il Monicelli di “Speriamo che sia femmina”, Winspeare racconta la crisi economica trasformandola in una sorta di ritorno alle origini e di opportunità di rinascita, morale e spirituale. Travolta dai debiti e dalle finanziarie in agguato, Adele (la sensazionale Celeste Casciaro, nella vita la moglie del regista), una donna indurita dalla vita e costretta a mettere da parte i sentimenti, decide che è arrivato il momento di cedere la piccola fabbrica a conduzione familiare che gestisce col fratello.
Venduta pure la casa in paese dove convive con la madre contadina (Anna Boccadamo), una figlia bella e irresponsabile (Laura Licchetta, nella vita come sullo schermo figlia della Casciaro) e una sorella più giovane (Barbara De Matteis) che sogna di fare l’attrice ecco il quartetto di donne trasferirsi in una masseria con vista mare e obiettivo sopravvivenza. Ma quello che doveva essere l’ultimo avamposto di una sofferta convivenza si rivela invece, a poco a poco, uno spiraglio di luce verso un futuro che sa di riconquista. Con quella nuova quotidianità fatta di sudore e sveglie all’alba, forza fisica e comunanza, che approda all’antica arte del baratto per ritrovare la strada della dignità e della consapevolezza umana.
Cinema antico e modernissimo quello di Winspeare, capace di calarsi come pochi nella realtà del nostro tempo (con quella striscia di Salento che si fa metafora dell’Italia intera) e allo stesso suggerire poeticamente la soluzione del problema attraverso uno stile apparentemente minimalista ma in realtà carico di simboli e preziosi sottotesti. Recitato in dialetto, privo di note musicali e con i suoni della natura a fare da guida In grazia di Dio riesce a far convivere miracolosamente in ogni sequenza antico e moderno, sacro e profano, tradizioni e voglia di nuovo. Con scene indimenticabili, seduzioni visive e un messaggio di speranza. Perché, come dice Adele rifiutando la proposta indecente del riccone del nord che vuole comprare la masseria, “in questo paese non tutto è in vendita”. E registi come Winspeare sono qui a ricordarcelo. Con grazia e rigore al tempo stesso. Negli extra il backstage, le scene tagliate e il trailer.
|