Dopo il discreto successo del remake aggiornamento del suo vecchio cult “Le colline hanno gli occhi”, Wes Craven torna alla carica con il sequel, ovvero questo Le colline hanno gli occhi 2, da lui prodotto e scritto col figlio Jonathan. Un discreto ma prevedibile horror, diretto da Martin Weisz, sulla scia dei precedenti che cambia solo l’ambientazione, anzi le vittime, che stavolta hanno le fattezze di una squadra di tanto presuntuosi quanto ignari militari alle prime armi, vale a dire in fase di addestramento e in attesa di finire in Afganistan o Iraq. Costato 15 milioni di dollari, la pellicola negli States ne ha incassati appena qualcuno in più, ricevendo stroncature da parte di quasi tutta la stampa specialistica.
Chi ama quindi il genere e conosce i precedenti non avrà troppe sorprese, tranne il fatto che stavolta, più che nella casa degli orrori l’azione si svolge tra le aride rocce delle colline e nelle gallerie delle miniere abbandonate, diventate per l’occasione trappole fatali.
Durante una missione addestrativa di routine, un’unità di soldati della Guardia Nazionale si ferma nell’avamposto del Nuovo Messico, già teatro di esperimenti nucleari, per rifornire di materiale un gruppo di scienziati. Ma, arrivati nello sperduto campo di ricerca, lo trovano misteriosamente deserto e completamente isolato perché nemmeno la radio funziona più. Dopo aver notato un segnale di soccorso proveniente dalla collina più alta, il sergente decide di avventurarvisi in una missione di ricerca sulle colline, sperando di localizzare gli scienziati scomparsi, e lasciando nella postazione due giovani di guardia. Ovviamente non sanno che quelle stesse colline sono state lo scenario delle atroci esperienze della sventurata famiglia Carter, ma come dice il soldato Crank “Dobbiamo assolutamente uscire di qui o questi esseri ci uccideranno”. E dovranno così uno ad uno affrontare una terribile morte finché non decideranno di restare uniti per poter sopravvivere ma… secondo tradizione qualcuno si salverà. Oppure no?
Come di consueto il cast è composto in maggioranza da giovani attori in ascesa ma ancora sconosciuti al grande pubblico: Michael McMillian (Napoleon), già attivo in tivù, Jessica Stroup (Amber), Jacob Vargas (Crank), visto in ruoli secondari in Traffic e Dragonfly, Flex Alexander (Sarge), che ha lavorato in Snakes on a Plane, Lee Thompson Young (Delmar), Daniella Alonso (Missy), passata nei serial Law & Order e CSI, Eric Edeltein (Spitter), Reshad Strik (Mickey), già assistente di Jodie Foster in Inside Man; mentre i “mostri” sono Michael Bailey Smith (Papà Hades), Derek Mears (Chameleon) e David Reynolds (Hansel).
Buona la fotografia di Sam McCurdy che - una volta tanto nell’horror - è in gran parte a luce naturale (in esterni e in pieno sole), tranne che nella conclusione tutta nell’antro della miniera. Efficace il montaggio di Kirk Morris e Sue Blainey, che riducono i particolari truculenti a poco più di un flash, e funzionali le musiche - roboanti al momento giusto - di Trevor Morris. Da non dimenticare, naturalmente, il supervisore degli effetti visivi Jamison Goei e gli effetti speciali di trucco di Gregory Nicotero & Howard Berger. Così come la durata standard, sempre più rara, di un’ora e mezza scarsa.
Nelle sale dall’11 maggio distribuito da 20th Fox Italia in 160 copie.