Un padre, una figlia, una strada, un destino. Dopo Le nostre battaglie (2018) nel quale era un padre che si ritrovava solo con i suoi figli dopo l’abbandono senza preavviso della moglie, Romain Duris torna ad essere diretto da Guillaime Senez in Ritrovarsi a Tokyo, nuova e convincente variazione sul tema dell’amore filiale.
Alla base ci sono i rapimenti (200.000 l’anno) compiuti da uno dei due genitori separati di un figlio in Giappone, dove solo da poco il parlamento ha approvato la legge sull’affidamento condiviso che peraltro non è tuttora in vigore considerando che in termini culturali la polizia nipponica raramente interferisce nelle questioni familiari.
Ex cuoco trasformatosi in autista di taxi per percorrere in lungo e in largo Tokyo sperando di incontrare la figlia Lily (Mei Cirne-Masuki) che non vede da 9 anni, Jay è un francese che ha visto naufragare il suo matrimonio con una donna giapponese.
Gaijin (così vengono chiamati gli stranieri in Giappone) solo apparentemente integrato nel tessuto metropolitano, vive da anni nell’unica e remota speranza d’incrociare lo sguardo di quella piccola bambina divenuta nel frattempo adolescente.
Una scimmia come compagna a casa, le video telefonate col vecchio padre che lo reclama a Parigi per aprire un nuovo ristorante e l’incontro con una donna appena arrivata dall’estero e nelle sue stesse condizioni (Ci vuole tempo, qui funziona così le dice calmandola mentre tenta disperatamente di vedere il marito, un consigliere diplomatico).
Ma anche nella città più popolosa del mondo (14 milioni nel suo territorio definito e circa 37 nell’area metropolitana), tra tatuaggi da coprire al bagno pubblico e rage room per sfogare la rabbia, un miracolo è possibile ed ecco comparire magicamente una dodicenne con le stampelle che fa fisioterapia in piscina e le amiche chiamano Lily…
Come rivelarle di essere il padre? Tentare di fuggire con lei in Francia o provare a convincere ex moglie e perfida suocera per consentirgli almeno di vederla una tantum? In un paese dove firmare le carte per il divorzio significa non vedere più il minore, ecco il lento e toccante avvicinamento emotivo di due estranei iniziali che si scoprono padre e figlia.
Attraverso piccoli gesti e rivelazioni inattese, un libro sulle anguille in regalo e una interrogazione da ripassare in taxi ecco una versione riveduta e corretta de Il giovedì (1963) di Dino Risi con Walter Chiari padre separato e a tempo filmato in una giornata col figlio al seguito.
Presentato al Toronto Film Festival e, in anteprima italiana come evento di chiusura, al Rendez-Vous (il Festival del nuovo cinema francese) Ritrovarsi a Tokyo è una storia di emarginazioni affettive che arriva dritta al cuore (struggente il finale) senza mai scadere nel pietismo e nel sentimentalismo.
Profondamente umano e ricco di slanci vitali, il film di Senez (in originale Une part manquante) deve molto della sua riuscita alla magnifica prova di Duris, che ha studiato per mesi il giapponese per affrontare al meglio il ruolo e dimostra ancora una volta la sua convincente versatilità caratteriale. Si consiglia l’edizione originale per non perdere gli incroci linguistici alla base della storia raccontata.
In sala dal 30 aprile distribuito da Teodora