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lunedì 21 aprile 2025
di Claudio Fontanini
Arsa
Immagini evocative, antropologia e mitologia nel bel film di Masbedo
Una diciottenne selvatica e misteriosa che vive immersa nel suo mondo, la natura selvaggia di Stromboli, una riflessione critica sulla società contemporanea e il potere dell’immaginazione. 

Presentato all’ultima Festa di Roma nella sezione Freestyle, Arsa è una vera e propria esperienza sensoriale. Diretto da Masbedo (le iniziali dei cognomi di Niccolò Massazza e Iacopo Bedoni, il duo artistico protagonista di spicco dell’arte visuale e della ricerca dell’immagine in movimento) ecco un film Ufo nel nostro asfittico panorama cinematografico. 

Socio antropologico e mitologico più che realista, Arsa (è il nome dai mille significati della splendida protagonista e che in indù significa paradiso) invita lo spettatore ad un viaggio psicanalitico tra immagini indimenticabili (il pane ai granchi, quelle mani di padre e figlia che si toccano e si stringono, la statua sommersa nel fondo del mare) e qualche vuoto (voluto?) di sceneggiatura firmata con la collaborazione dello scrittore Giorgio Vasta

Ed ecco Arsa (la magnifica Gala Zohar Martinucci) che vive agli antipodi della società in una riserva naturale che un canneto divide dall’universo turistico. Nel nome e nel ricordo del padre (Lino Musella), un artigiano e scultore che gli appare in sogno, raccoglie detriti e plastica lasciati sull’isola (La gente dimentica le cose) per farne opere d’arte nella suo laboratorio silos. 

L’arrivo di tre giovani studiosi di cinema in vacanza proverà a scardinare certezze ed ideali, col lutto paterno da condividere con uno di loro (Jacopo Olmo Antinori) a fare da filo rosso lungo le coordinate emotive di un possibile avvicinamento emotivo. 

La bellezza dei mostri e il potere delle favole, un orologio bloccato e un binocolo puntato sugli altri, la bellezza autentica (Deve essere bello per finta dice il padrone della bottega Tommaso Ragno che svilisce la creatività ispirata del padre di Arsa) e il proprio posto nel mondo (Sono qui e sono questo dice Arsa che rifiuta la tecnologia e si fonde, letteralmente, col territorio che abita e vive). 

Con Masbedo che filma l’invisibile, sopra e sotto la superficie marina (bellissime le sequenze sott’acqua) e Arsa che sembra la Parthenope di Sorrentino (quei corpi dei bagnanti inquadrati immobili sulle rocce laviche sembrano arrivare dal suo cinema). 

In un mondo sospeso, incantato e feroce nel quale la solitudine è una scelta e una conquista e il progresso fa rima con l’indistinto. Uno sguardo sul mondo, unico nel suo genere, prezioso ed autentico che vale la visione. 

In sala dal 24 aprile distribuito da Fandango     
  

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