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venerdì 23 giugno 2006
di Colapietro & De Lollis
Valeria Golino, quarantenne in fiore
Fra mille impegni cinematografici passati, presenti e futuri, l’attrice sta vivendo un momento d’oro
TAORMINA - Chic in tutta la sua semplicità, Valeria Golino - chemisier di cotone bianco su pantaloni di lino beige e, come unico vezzo, al collo un corno di corallo rosso (ultima tendenza nella moda) – sprizza gioia e vitalità da tutti i pori. Infatti, non è un caso che, indipendentemente da amuleti e ciondolini, la sua vita professionale e quella privata (la bella attrice è sentimentalmente legata al collega Riccardo Scamarcio (Foto 2) con il quale ha girato "Texas" di Fausto Paravidino) vadano a gonfie vele.

TAORMINA - Appena arrivata al TaorminaFilmFest dove ritirerà, insieme al grande compositore Luis Bacalov, il Taormina Arte Award for Cinema Excellence “Harry Winston”, Valeria Golino si è presentata questa mattina al Palazzo dei congressi per la conferenza stampa di rito. Sul palco insieme all’attrice napoletana, Michele Soavi, regista di Arrivederci amore ciao e il giovane Davide Marengo, al Festival per la presentazione di Craj, che ha appena terminate le riprese del suo Notturno bus con Giovanna Mezzogiorno, Ennio Fantastichini e Valerio Mastandrea
Chic in tutta la sua semplicità, Valeria Golino - chemisier di cotone bianco su pantaloni di lino beige e, come unico vezzo, al collo un corno di corallo rosso (ultima tendenza nella moda) – sprizza gioia e vitalità da tutti i pori. Infatti, non è un caso che, indipendentemente da amuleti e ciondolini, sia la sua vita professionale che quella privata (la bella attrice è sentimentalmente legata al collega Riccardo Scamarcio (Foto 2), il bel tenebroso con il quale ha girato Texas di Fausto Paravidino) vadano a gonfie vele.
Appena reduce dal set de Il sole nero di Krzysztof Zanussi, altro neopremiato sul palco del Teatro Antico, e prima ancora da quello di A casa nostra di Francesca Comencini, Valeria Golino - a Taormina con il fidanzato - ha parlato dei suoi impegni futuri in Italia e all’estero, non risparmiandosi qualche “rimprovero” alle distribuzioni, in riferimento a La guerra di Mario di Antonio Capuano – pellicola amatissima dagli addetti ai lavori ma di poco successo tra il pubblico – e alla Medusa in particolare, alla quale addebita il demerito di una “distribuzione distratta che ha nociuto al film”.

Signora Golino, un film come “La guerra di Mario”, nel quale interpreta il ruolo di una donna insopportabile, ha seguito un percorso importante che l’ha portata a ricevere anche un prestigioso premio. Come lo inserisce nella sua carriera?
Prendendo in prestito le parole di Soavi con cui ha definito la conclusione di Arrivederci amore ciao, anche il mio ruolo, alla fine del film, lascia l’amaro in bocca. Si arriva a provare un senso di vuoto, di annichilimento generale. Fra gli addetti ai lavori è stato favorevolmente accolto, anche se il riscontro con il pubblico in sala è stato di scarso successo. Forse perché non è un film conciliatorio, nessuno dei personaggi sa quale sia la strada giusta da percorrere per arrivare alla speranza. E poi è stato senza dubbio mal distribuito, come gran parte dei miei film precedenti… Non saprei dire se per distrazione o pregiudizio. Del resto anche il film di Michele Soavi non ha avuto il successo che meritava. Avrebbe potuto invece essere un film commerciale”.

Perché, secondo lei certi film non hanno successo? Qual è il criterio di una scelta?
Non voglio innescare qui una polemica con Medusa, non è nelle mie intenzioni. Ma anche Respiro di Emanuele Crialese ha riscosso grande successo all’estero e scarso in patria: in un secondo tempo è stato nuovamente rimesso nel circuito delle sale, ma solamente in venti copie. Però devo dire che il successo per me assume un aspetto marginale, già di per sé valeva la pena fare il film. Quando c’è la voglia di spendere del tempo a lavorare con registi con i quali si instaura un certo tipo di rapporto, mettendosi al servizio di una storia, lo si fa quasi per se stessi e per i propri parenti”.

Quali a suo avviso sono le affinità e le divergenze fra la Sicilia isolana di “Respiro” e quella quasi continentale di “Sole nero“?
Sono due spaccati differenti della stessa Sicilia, due realtà distinte e separate ma coesistenti allo stesso tempo. In Respiro ci troviamo in una Sicilia arcaica, in un sud primario fatto di archetipi, di assenza di pensiero che si nasconde dietro le case; mentre in Sole nero il contesto è totalmente diverso, perfino nei colori di una Sicilia sofisticata mista a tradizione, cultura ed opulenza, come si potrà vedere anche nella ricostruzione dell’appartamento nel quale vivo”.

Lei ha iniziato la sua carriera ricoprendo ruoli “leggeri”. Ora sta forse attraversando la fase inversa?
“Solo nel periodo in cui ho lavorato in America ho interpretato commedie leggere. In realtà in Italia questo genere non mi è mai stato proposto. Mi sono sempre ritrovata a lavorare con registi che non hanno il gusto della risata. Tornando alla sua domanda, nella vita si attraversano fasi alterne, evidentemente ora sono in quella pesante. Il film di Zanussi che ho finito di girare proprio ieri è altamente drammatico ma non vorrei ritrovarmi a dire cose in proposito che non so se siano vere: sono ancora troppo coinvolta per poterne parlare con un certo distacco”.

Dalle poche notizie pervenuteci il suo personaggio è quello di una donna che impazzisce in seguito all’uccisione del marito…
"Sì, il mio personaggio, cercherà di farsi giustizia da sola. Quella che da fuori può essere vista come una vendetta, in realtà, lei la vede come giustizia. Arriverà a perdere, insieme con la ragione, la sua stessa identità. E’ un film astratto, sospeso…”.

Prossimi impegni futuri?
Presto comincerò a girare una commedia agrodolce ambientata negli anni 70 che segna il debutto alla regia di Fabrizio Bentivoglio che sarà anche fra gli interpreti insieme a Toni Servillo e Lina Sastri. Il film sarà girato a Caserta ed io interpreterò una parrucchiera che incarna un certo tipo di donna del sud di quegli anni. Poi ad ottobre inizieranno le riprese del nuovo film di Theo Anghelopulos, e non si sa quando avranno fine perché le location sono sparse fra i vari angoli del mondo: dalla Grecia alla Russia, alla Germania per finire negli States”.

In sintesi ci può dire qual è la trama del film di Anghelopulos?
E’ una storia che si sviluppa nell’arco di ben cinquant’anni, rivisitati attraverso lo sguardo di mio figlio - ruolo ricoperto da Willem Dafoe - e racconta la storia di una profuga russa contesa dall’amore di due uomini interpretati da Bruno Ganz e Harvey Keitel”.

 
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