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domenica 11 giugno 2006
Paperino over 70
Donald Fountleroy Duck (questo il suo nome per esteso) il papero più famoso – e sfigato -dei cartoons compie 72 anni. Nato come “spalla” di Topolino, ben presto però brilla di luce propria ed è destinato a diventare una star dell’animazione targata Disney, nonché fra i principali artefici della fortuna della major americana.

Il 9 giugno del 1934, esattamente 72 anni fa, muove i suoi primi passi Donald Fountleroy Duck, ovvero Paperino. Destinato a divenire una star dell’animazione e dei fumetti, compare infatti per la prima volta nel video The Wise Little Hen, La gallinella saggia, in cui si rintracciano già alcuni tratti principali della sua stramba personalità. Significativa in modo particolare la presentazione del corto che recitava: “Giù nello stagno vive Paperino/ Mai nessun lavoro lo infastidisce/ Perché nemmeno lui infastidisce il lavoro/ Preferisce di gran lunga ballare o nuotare!”.

Assodata dunque sin dalla prima apparizione la pigrizia indolente da buontempone allegro e spensierato, in antitesi all’affaccendato e responsabile Topolino, personaggio a cui il papero era stato originalmente affiancato per fornire al bravo ragazzo spunti ridicoli, ma da cui si è ben presto emancipato. Una sorta di eroe in negativo, pigro e sempre votato al fallimento, rispetto all’intraprendente topo, molto più calzante al modello americano. Ma lo sfigato è piaciuto a tal punto che, da spalla che era, si è trasformato in un protagonista dalla formidabile fortuna. Probabilmente, rispetto al Topolino perfettino, la forza di Paperino sta proprio nel suo essere come l’uomo comune, con la sua irascibilità, la sua propensione alla spensieratezza, l’amore sincero per il suo divano o la sua bonarietà mista a comportamenti vagamente egoistici. Uno davvero come tanti altri.

In Italia il personaggio fu esportato qualche anno più tardi, nel 1937, e prese il buffo nome di Paolino Paperino, poi semplicemente, e ormai confidenzialmente, Paperino. Modellato nel corso dei decenni da numerose mani tra fumettisti, grafici, cartoonist e sceneggiatori, le "biografie" ufficiose sostengono che il celebre papero è orfano del primigenio padre: lo schizzo originale da cui fu preso spunto per il primo cortometraggio sarebbe andato presto perso e sarebbe stato, appunto, di mano ignota. Altri sostengono invece che l’idea originale fu di Walt Disney in persona, il quale la concepì ascoltando un imitatore di animali. Più tardi i più fantasiosi disegnatori hanno contribuito a plasmare il suo carattere e la sua storia, trasformandolo in un personaggio cult.

Ben presto il papero intraprende la sua carriera nella carta stampata, che si rivelerà anche più fortunata di quella cinematografica. L’esordio come fumetto risale infatti al 16 settembre del ’37 per mano di Al Taliaferro. Il personaggio ha già acquisito i tratti grafici più caratterizzanti: lo stile alla marinara con la giacca dai bottoni dorati e il cappello blu, nonché la sua indole sfaccendata. Il papero scansafatiche diverrà presto indimenticabile, quasi un emblema per diverse generazioni: vitale, simpatico, immancabile combinaguai e perennemente perseguitato da una proverbiale sfortuna, incentivata dalla sua stessa testardaggine. Ma Taliaferro lo rende anche un po’ meschino e arraffone, tratti che non perde nelle prime versioni italiane. Un Paperino in realtà piuttosto diverso dalla versione odierna. In alcuni disegni d’epoca infatti sfoggia un becco lungo e affusolato proprio come quello di un’anatra, più verosimile rispetto alla versione corta e squadrata con cui sarebbe passato alla storia dei fumetti.

Nel corso del tempo, con l’avvicendarsi dei disegnatori, Paperino subisce anche diverse evoluzioni. Alla versione di Taliaferro segue l’abile matita di Carl Barks, che scrive la prima storia avventurosa con Paperino protagonista: Paperino e l’oro del pirata. Con lui Paperino da semplice fannullone si trasforma in isterico e stizzoso perdente. Barks è talmente in sintonia con il personaggio da corredarlo di una famiglia e di un ambiente: la città di Paperopoli, i nipotini Qui Quo e Qua, Paperon de’ Paperoni e tanti altri. Il suo genio creativo in questo campo gli varrà l’appellativo di “uomo dei paperi”.

L’erede artistico di Barks fu Keno Don Hugo Rosa che cercò di ricostruirre la dinastia dei paperi, portando ordine nell’affollata selva di parentele di Paperopoli, con i volumi Paperdinastia e La saga di Paperon de’ Paperoni. Ma la dinastia di Don Rosa è stata in parte rivisitata da alcuni disegnatori italiani, le cui storie hanno avuto successo è sono state esportate in tutto il mondo. In particolare Marco Rota nel celebre Buon compleanno Paperino presenta una biografia alternativa in cui il papero è orfano, sempre più sfigato e perennemente disoccupato, e dove viene contornato di oggetti che ben gli si addicono (la macchina scassata targata 313 fatta tutta di pezzi di ricambio e la mitica amaca), vive con i nipotini e viene continuamente tiranneggiato dallo zio Paperone in forza degli inestimabili debiti accumulati con lui. Altri disegnatori italiani hanno avuto altrettanta fortuna: Giorgio Cavazzano, Luciano Bottaro, Massimo De Vita, Romano Scarpa tra gli storici.

(Fonte: IGN Cultura)

 
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