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domenica 11 febbraio 2024
di Claudio Fontanini
Past lives
Le conseguenze dell’amore nel bellissimo esordio alla regia della Song
Le rotte dell’amore e del destino in un incrocio di sentimenti e vite parallele. Opera prima della sudcoreana Celine Song (drammaturga di spicco della scena newyorkese), Past lives- acclamato al Sundance e alla Berlinale e due candidature ai prossimi Oscar per miglior film e sceneggiatura originale- è un film intimo, struggente e pieno di grazia eppure capace di mettere in scena i conflitti interiori e i dilemmi esistenziali di due personaggi in bilico sul filo rosso dell’esistenza

Cosa perdiamo per diventare ciò che siamo scegliendo una vita e perdendone un’altra? Ispirato da una vicenda accaduta alla regista, Past lives racconta la storia di Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), due amici d’infanzia profondamente legati che si separano quando la famiglia di lei, dalla Corea del Sud emigra in Canada

Due decenni dopo si ritrovano a New York, dove vivono una settimana cruciale in cui si confrontano su passato, presente e futuro. Con quell’amore d’infanzia divenuto nel frattempo un ricordo che si fa ossessione e i nuovi rapporti dei due (lei, una sceneggiatrice si è sposata con uno scrittore ebreo americano mentre lui è di nuovo single) a intrecciare e, forse, modificare, un presente che nasconde i riflessi emotivi di giorni lontani

Tra antiche promesse (E’ virile e lo sposerò dice alla madre Na Young che in America diventerà Nora) e traversate oceaniche che si pagano con la vita, video incontri su Skype e mani che si sfiorano (bellissimo il viaggio in metro coi due che si ritrovano dopo 12 anni), identità culturali (il dialogo a tre nel bar), confessioni davanti ad una giostra (nella scena più bella del film) e sogni in coreano (lei parla nel sonno una lingua che il marito americano non comprende), Past lives è un gioiello sentimentale che dispensa pillole di saggezza (Quando lasci qualcosa, guadagni anche qualcosa) attraverso l’in yun (in coreano il legame che stabiliscono due persone nel corso del tempo) e le sue connessioni segrete. 

Nulla di nuovo sul fronte del soggetto ma è la cura formale,  il suo naturalismo lirico e la temperatura emotiva dell’insieme (magnificata dalla bellissima colonna sonora di Christopher Bear e Daniel Rossen) a fare del film della Song una delle pagine più riuscite sulle conseguenze dell’amore e sul dolore che comporta la rinuncia (il pianto improvviso e liberatorio di Nora nel sottofinale). Un film che trascende il tempo, lo spazio e la lingua e che rimarrà a lungo nei nostri cuori.         
  
 In sala dal 14 febbraio distribuito da Lucky Red

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