Ai personaggi interpretati da Micaela Ramazzotti si vuole bene. Fragili, emotive e spesso sole contro il mondo, le creature della galleria cinematografica dell’attrice romana si arricchiscono ora con Desiré (Con l’accento… specifica lei ad una cena di intellettuali), la protagonista schiacciata da una famiglia ingombrante del suo primo film da regista.
Unico film italiano in concorso ad Orizzonti Extra alla Mostra di Venezia, Felicità- scritto a sei mani dalla Ramazzotti con Isabella Cecchi e Alessandra Guidi- porta in scena il vissuto artistico dell’attrice che dimostra di aver studiato bene la lezione dei suoi registi che l’hanno diretta in precedenza.
In bilico tra sorrisi e lacrime, dolori e sogni di altre vite (im)possibili, Felicità aggiorna al femminile il cinema di Virzì complice un cast affiatato e la precisa descrizione di ambienti periferici.
Madre (Anna Galiena) che vive di rimpianti e le ha insegnato un mestiere (Desiré lavora come parrucchiera sui set cinematografici), padre con baby pensione che ora lavora come guitto in una tv locale (l’irresistibile Max Tortora) e un fratello (Matteo Olivetti) con disturbo bipolare ciclotimico e allergico al lavoro (le garanzie alla finanziaria per acquistare l’auto da NCC le ha firmate lei…), Desiré, dislessica e prigioniera di una vita in bianco e nero, corre e si sbatte tutto il giorno aspettando d’incontrare la sera a casa il suo compagno (Sergio Rubini), un professore più vecchio di lei col quale litiga spesso (lui vorrebbe che tagliasse definitivamente i ponti con la sua famiglia che vive a Fiumicino) e col quale fa pace a colpi di sesso.
Tra tentati suicidi e cene di Natale (quel gradisco della popolana Desiré sembra un omaggio alla Giovanna Ralli di C’eravamo tanto amati), vodka lituana e razzismo paterno (A casa nostra matti e froci non ci sono mai stati), treni da prendere al volo e citazioni ciniche (Max Tortora che si esibisce davanti alla troupe di Giovanni Veronesi come il ballo di Tognazzi sul tavolo in Io la conoscevo bene), la Ramazzotti (magnifica nei panni di Desiré) mette in scena una resa dei conti familiare credibile e appassionata che diventa bilancio di vita e nuova possibilità. Se non per tutti almeno per qualcuno.
La storia di una famiglia storta, con genitori egoisti e manipolatori che stritolano ogni speranza di libertà dei propri figli nel nome dei sensi di colpa e del controllo indiretto.
Peccato per qualche sequenza scivolosa (Desiré che spia il padre mentre è costretto ad avere un rapporto orale col suo editore) e un colpo di scena che sa di forzatura narrativa (Rubini che nasconde una doppia vita) per accentuare il disagio esistenziale della protagonista. Ma l’esordio dietro la macchina da presa della Ramazzotti è da promuovere.
In sala dal 21 settembre distribuito da 01