Jafar Panahi (foto1, AGI ha rilasciato dal carcere una dichiarazione – pubblicata su
Instagram da sua moglie
Tahereh Saeedi e dal figlio
Panah – nella quale afferma che per
protestare contro il trattamento "illegale e disumano" da parte della magistratura e delle forze di sicurezza della Repubblica islamica e la loro
"presa di ostaggi"
smetterà di mangiare, bere e prendere le sue medicine fino a quando
"il mio corpo senza vita sarà forse stato liberato da questa prigione”.L’incarcerazione del regista è avvenuta prima dell’ondata di proteste scatenata a settembre dalla morte della
22enne Mahsa Amini. Queste proteste – precisa
Variety – hanno già causato l’uccisione di più di
500 civili da parte delle forze di sicurezza governative e l’arresto o il divieto di fare film a più di
100 membri dell’industria cinematografica iraniana.
Il Bif&st ha organizzato per il prossimo 28 marzo al Teatro Petruzzelli di Bari una iniziativa di protesta e di solidarietà con gli artisti perseguitati dal regime degli Ayatollah con la partecipazione di alcuni registi iraniani in esilio e con la proiezione del film Leila’s Brothers di Saeed Roustayi interpretato dalla popolarissima attrice Taraneh Alidoosti, protagonista del film vincitore del Premio Oscar The Salesman di Asghar Farhadi, incarcerata per tre settimane per aver criticato la repressione delle proteste antigovernative.
Verrà inoltre presentato l’ultimo film di Panahi, Gli orsi non esistono, vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia dello scorso anno.