In onda il 17 maggio alle h 11:30 e in replica alle h 19:30 la puntata speciale del programma giornalistico settimanale TFnews Sette, diretto dal giornalista Antonello Romano, dal titolo 30 anni di lotta alla mafia. Il programma sarà replicato mercoledì 8, 16 e 24 maggio. In occasione del trentennale della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, unitamente alla ricorrenza dei 31 anni dalla nascita della Direzione Investigativa Antimafia, lo Speciale ripercorre i tragici momenti del primo devastante attacco mafioso allo Stato, ma anche di come le attività di cosa nostra, camorra e n’drangheta, nell’arco di questi anni, siano state duramente colpite da una lunga serie di arresti, processi e condanne dei vertici delle principali organizzazioni mafiose.
30 anni di lotta alla mafia si avvale delle testimonianze del Capo della Direzione Investigativa Antimafia, Maurizio Vallone e dell’ex Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. I due ospiti spiegano come siano cambiate le modalità operative e i nuovi target prescelti dalle organizzazioni criminali e se, a fronte degli innumerevoli successi conseguiti dalle attività investigative e giudiziarie della DIA e della Procura Nazionale Antimafia, si possa considerare il fenomeno mafioso realmente sconfitto.
Quindi, in onda lunedì 23 maggio in prima serata alle h 20:30, Mafia: la mano invisibile, programma di approfondimento che accende i riflettori su quell’oscurità di cui si nutre ogni forma di criminalità organizzata. Condotto da Ludovico Tallarita, prodotto dalla Oberon Media International, il programma nasce da un’idea di Cristina Marques, con la regia di Giovanni Culmone. Ospite della prima puntata è il Prof. Marcello Ravveduto, docente di Digital Public History all’Università di Salerno e vincitore del Premio Siani per il libro Il Sindaco Gentile, dedicato a Marcello Torre, figura emblematica dell’Antimafia dei fatti, dell’Antimafia del buon governo.
Il programma affronta anche la questione di come la criminalità organizzata sfrutti social media e questioni di genere per rafforzarsi. L’intento è quello di raccontare ed entrare nelle dinamiche di un potere criminale che negli ultimi 30 anni si è fatto più invisibile e più pervasivo, mescolandosi alla corruzione dei colletti bianchi. Le mafie sono cambiate perché è cambiato il ruolo dello Stato, divenuto succedaneo al protagonismo del mercato e dell’economia finanziaria.
Ma la mafia, purtroppo, è anche molto altro: è un’entità che muove i fili decisori di appalti, votazioni politiche e flussi di denaro e rimane ancora quella dell’onore maschile che tratta la donna come un essere inferiore. Lo stesso ruolo della donna, nonostante le scelte di ribellione degli ultimi anni, è ancora soggetto alla perpetuazione della cultura mafiosa.