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venerdì 30 ottobre 2020
di Claudio Fontanini
ZERO: "IL MIO CANTO LIBERO"
Esce oggi il secondo volume della trilogia musicale tra politica, sociale e sentimenti
Renato Zero atto secondo. Dopo l’uscita del primo volume dello scorso 30 ottobre, il viaggio musicale del cantautore romano prosegue con il capitolo due di Zerosettanta, vera e propria summa musicale dal respiro monumentale (40 inediti in totale) nata per festeggiare il settantesimo compleanno dell’artista
Renato Zero atto secondo. Dopo l’uscita del primo volume dello scorso 30 ottobre, il viaggio musicale del cantautore romano prosegue con il capitolo due di Zerosettanta (14 brani con la produzione e gli arrangiamenti di Phil Palmer e Alan Clark e il prezioso apporto del Maestro Adriano Pennino), vera e propria summa musicale dal respiro monumentale (40 inediti in totale) nata per festeggiare il settantesimo compleanno dell’artista e che, visti i tempi tornati di nuovo bui, sembra assumere nuovo significato. 

In un periodo storico dai tratti così atipici e che ci vorrebbe muti ed inamovibili, a subire un silenzio spesso colpevole di autolesionismo, Renato Zero si mette ancora una volta in gioco senza filtri raccontando la sua verità condita da bilanci esistenziali e provocatori j’accuse venati d’ironia (si ascoltino Vergognatevi voi sulla resistenza ai poteri forti dello Stato o Troppi cantanti pochi contanti dedicata ai presunti artisti della nuova generazione). Senza naturalmente tralasciare l’amore e i sentimenti presenti in molti pezzi di questo secondo volume (L’amore sublime- il primo singolo estratto dal cd-  L’idea di te, Non è amore, Come non amarti, Se sono qui) e nella struggente La mia carezza, dedica alle nipotine Virginia e Ada. 

Impossibile non iniziare la chiacchierata sul nuovo cd non parlando dell’attuale situazione italiana. 
In Vergognatevi voi canti che se ti esponi sono guai e che il paese si chiude e non chiede più libertà…

Per parlare della visione totale della società italiana bisogna partire da lontano, il Covid ha solo accelerato un processo in atto risponde Renato I problemi vanno analizzati differenziando classi sociali, professioni e regioni e fare di tutt’erba un fascio è un errore. La distanza dei politici dal mondo reale è il vero dramma di questo paese, basta vedere come hanno ridotto il Sud, lasciato letteralmente al buio e privato degli strumenti culturali necessari. L’Italia ha abbandonato negli anni gli artigiani, le botteghe e tutto quel tessuto sociale che teneva in piedi questo Paese. Abbiamo preferito abdicare alle distribuzioni delle multinazionali che hanno interrotto bruscamente quel flusso di professioni che si tramandavano di generazione in generazione. Esportavano cultura e professionalità e siamo colpevoli di aver mollato la presa.

Sugli artisti e le loro responsabilità, Renato Zero si esprime con chiarezza. 

La nostra professione regala conforto e salute morale e non voglio più sentire affermazioni gravissime come quelle che la cultura non dà da mangiare. La politica deve aprire gli occhi e capire una volta per tutte che non esiste solo il nutrimento del corpo ma anche quello dell’anima e che tutti i due sono necessari alla vita. Occorre una rimpatriata di valori e dobbiamo rimpossessarci delle nostre tradizioni

La musica può aiutare a smuovere le coscienze? 

Da sola no ma insieme a tutte le altri arti ma può contribuire a cambiare il respiro di un mondo in sofferenza. Se siamo uomini consapevoli e sensibili lo dobbiamo a Pirandello, Verdi o Anna Magnani

Renato Zero si sofferma poi sullo stato delle cose della musica italiana e risponde a chi gli domanda se esiste un suo erede.

Le radio devono sforzarsi di riproporre la grande musica italiana invece di continuare ad infarcire le playlist di brani che non vengono sentiti nemmeno nei loro paesi d’origine. Il nostro patrimonio è la bellezza e non ci si deve vergognare di passare magari un brano in napoletano. Andando dietro a modelli aridi rischiamo di disperdere la nostra identità. Eredi? Spero non ce ne siano in futuro ma quello che sogno è che qualcuno possa raccogliere il mio esempio fatto di tanta gavetta ed esperienze stratificate. Sono stato attore, ballerino, costumista e cantante, ho frequentato cantine, ho succhiato vita e ingiustizie e ho fatto ridere e pensare con le mie canzoni ma alla fine il pubblico ha premiato la mia costanza e la mia coerenza. Oggi mi piacciono Ultimo e Diodato ma la discografia è fragile, c’è una sovrappopolazione di artisti e spesso ci si accontenta di poco. Ai giovani dico di proteggersi con lo studio, il sacrificio e l’autocritica e che per avere un proprio pubblico si possono scegliere anche altre professioni.

Dopo aver speso belle parole per Lorenzo Vizzini, uno degli autori dei brani più belli del disco (Ha solo 27 anni ma ha abbattuto un tabù secondo il quale ogni generazione ha la sua platea, è sorprendente per la profondità dei suoi pensieri adulti e ci accomuna la voglia di fare buona musica) Renato Zero parla anche dell’amore, un sentimento che domina in molti pezzi del cd

Necessita di tutela e va difeso dagli attacchi di una società che sembra volercene privare. La contaminazione verso gli altri non va di moda e la massificazione da social ci rende tragicamente uniformi. Peccato che ognuno pensa e ama in modo diverso e credo che in fondo solo con l’amore si possa sfidare il mondo.

In La mia carezza ecco nonno Zero non avere paura di sfidare l’intimità. 

Ho svelato la mia faccia privata, quella del mio grande attaccamento alle mie nipotine. Un brano che ha una valenza affettiva che non ho potuto evitare e che compendia la mia figura di artista trasgressivo. Un invito a metterci sempre il cuore e preservare l’ingenuità dell’infanzia.

In Prima che sia tardi dici che siamo solo merce e colpevoli di non pretendere. 

Combatto l’omologazione dagli inizi della mia carriera. Basta ricordarsi di un pezzo come 0/1023 del ’73 nel quale mettevo all’indice quelli che volevano farci diventare numeri. Ci stiamo quasi riuscendo perché ormai siamo finiti sugli scaffali anche noi

Presente, futuro ma anche passato nel cd con Grandi momenti, uno dei pezzi più belli, che è un vero e proprio inno alla nostalgia. Un porto sicuro di questi tempi? 

Oggi se ne fa un uso legittimo confessa Renato e sa prendere il posto della paura che è un sentimento più repentino. 

Finale con un accenno a Let it be e ai Beatles (citata nel finale del brano ndr) e sulle risultanze della lotta all’emancipazione combattuta negli anni ’60

E’ complicato affrontare la realtà oggi e stabilire  ragioni e torti, buona e mala fede, violenza e riscatto. Bisogna ripartire dalla scuola e dall’educazione civica per riorganizzare le coscienze delle future generazioni e dare loro nuovi strumenti di consapevolezza. Perché questo pianeta non durerà in eterno e se si sciolgono i ghiacciai non è certo colpa della natura

Appuntamento al 30 novembre per il terzo volume. 

 


Trackilist Zerosettanta vol. Due

1- Il grande incantesimo
2- L’amore sublime
3- La logica del tempo
4- Non è amore
5- Prima che sia tardi
6- L’idea di te
7- In manette l’astinenza
8- Bella scommessa
9- Vergognatevi voi
10- La mia carezza ’Per Virginia e Ada’
11- Troppi cantanti pochi contanti
12- Come non amarti
13- Grandi momenti
14- Se sono qui









 
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